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direttore Paolo Pagliaro

A Piacenza l’arte del genio dei Macchiaioli Giovanni Fattore

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Piacenza l’arte del genio dei Macchiaioli Giovanni Fattore

Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908), protagonista indiscusso del movimento dei Macchiaioli, è stato uno degli artisti più significativi del panorama figurativo europeo dell’Ottocento che ha saputo dominare tutti i generi pittorici. Dalle prime ricerche sulla macchia, che condurranno ad una vera e propria rivoluzione del tradizionale concetto di estetica ottocentesca, agli intensi ritratti, dai paesaggi en plein air ai soggetti di vita rurale e alle scene che esaltano la Maremma, simbolo di quel mondo contadino che Fattori amava e che contrapponeva alla disorientante modernità urbana. Su questi campeggia la straordinaria interpretazione dei soggetti militari, indagati sia nelle manifestazioni più solenni ed epiche delle grandi campagne delle Guerre d’Indipendenza, sia nei momenti più intimi della vita di guarnigione. Di fronte al crollo di tutte le aspirazioni e gli ideali riposti nell’Unità, la sua produzione, mai scontata e sempre distante da una retorica celebrativa, è stata accompagnata da una personale riflessione etica, al punto da rappresentare una delle testimonianze più autentiche e coerenti del nostro Risorgimento. A lui XNL Piacenza, centro per le arti contemporanee della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dedica, dal 29 marzo al 29 giugno, la mostra “Giovanni Fattori 1825-1908. Il genio dei Macchiaioli” a cura di Fernando Mazzocca, Giorgio Marini ed Elisabetta Matteucci. La mostra – organizzata in occasione del bicentenario della nascita e della prossima uscita del catalogo ragionato, a cura di Giuliano Matteucci – si propone di rinnovare la memoria di Fattori offrendo una nuova interpretazione della sua figura e della sua opera, concentrandosi sulle peculiarità e l’unicità dell’artista e dell’uomo in rapporto al panorama dell'arte italiana del XIX secolo. Una particolare attenzione viene dedicata alla produzione grafica dell’artista, composta da acqueforti di straordinaria bellezza, che rivelano la sua capacità di rinnovare il linguaggio attraverso una tecnica nuova, complementare alla pittura. Grazie alla collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, in mostra vengono esposti disegni e acqueforti inedite che testimoniano l’evoluzione stilistica dell’artista e il suo impatto sulla grafica italiana del Novecento. Tale antologica si avvale, inoltre, della collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio e Milano, che in questa occasione mette a disposizione una selezione di opere che documentano la complessità artistica di Fattori, dal periodo della “macchia” fino a sviluppi che anticipano tendenze del Novecento. L’arte di Fattori ha lasciato un’impronta indelebile anche sulla cultura del XX secolo, come documentano saggi critici e opere di artisti contemporanei come Ugo Ojetti, Emilio Cecchi e Giorgio de Chirico. Le sue opere hanno ispirato anche importanti registi italiani, tra cui Luchino Visconti, che ha utilizzato le atmosfere fattoriane nei suoi film sul Risorgimento, come Senso (1954) e Il Gattopardo (1963). La mostra si conclude con un'area dedicata al contemporaneo, dove l'arte di Elger Esser offrirà una riflessione visiva unica. Le sue fotografie, caratterizzate da un affascinante equilibrio tra paesaggio e memoria storica, introducono una dimensione contemporanea che dialoga in modo intenso con il naturalismo ottocentesco di Fattori. Questo incontro tra epoche distanti arricchisce la mostra di una nuova prospettiva, creando un ponte tra il passato e il presente che amplifica il valore dell'esperienza artistica proposta da XNL. Un contrasto stimolante che invita il visitatore a riflettere sul continuo e dinamico sviluppo dell’arte, offrendo uno spunto di riflessione su come la memoria storica possa essere reinterpretata e attivata oggi. Il programma Arte di XNL è promosso da Rete Cultura Piacenza, che comprende Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune di Piacenza, Provincia di Piacenza, Regione Emilia-Romagna, Camera di Commercio dell’Emilia e Diocesi di Piacenza-Bobbio. La mostra “Giovanni Fattori 1825-1908. Il genio dei Macchiaioli” è prodotta da Dario Cimorelli Editore e realizzata con il sostegno della Banca di Piacenza, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, il Comune di Livorno e la Fondazione Livorno. (gci)

“PINO DANIELE. SPIRITUAL”: A NAPOLI L’OMAGGIO AL CANTAUTORE

Dal 20 marzo fino al 6 luglio la Sala Plebiscito e la Sala Belvedere di Palazzo Reale a Napoli ospiteranno “Pino Daniele. Spiritual”, l’inedita esposizione che celebra Pino Daniele a 70 anni dalla sua nascita e a 10 anni dalla sua scomparsa. Il 19 marzo si terrà uno speciale evento inaugurale e la presentazione alla stampa. La mostra è un progetto culturale che intende rievocare le origini del mondo artistico di Pino Daniele, la sua dimensione trascendente e il suo lascito socioculturale. Per la prima volta, la storia di uno degli artisti più amati della musica italiana viene raccontata attraverso un ricco mosaico di contenuti audiovisivi, pubblici e privati, materiali d’autore e amatoriali, documenti inediti, oggetti personali e strumenti che lo hanno accompagnato nel suo percorso creativo. Ogni elemento esposto è una tessera che contribuisce a delineare il ritratto di un artista e di un uomo la cui eredità va ben oltre la musica. “Pino Daniele. Spiritual” non è solo il titolo di una mostra, ma è un concetto che racchiude l’essenza più profonda di uno degli artisti più amati, il cui viaggio musicale e umano ha saputo attraversare confini geografici e culturali, fondendo tradizioni diverse in un’armonia unica. Un’esposizione inedita con installazioni scenografiche, “tante rarità” concesse per l’occasione dalla Fondazione Pino Daniele e materiali originali, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano l’intera esperienza musicale e umana dell’artista. A partire da una dichiarazione di Pino Daniele, “La musica esprime socialità”, l’obiettivo principale della mostra è anche quello di perseguire il suo impegno e stimolare l’animo delle persone, portarle a guardarsi dentro e a dare una valenza alle proprie azioni, offrire al visitatore un viatico ripercorrendo la storia di Pino Daniele in modo intenso e toccante. Pino Daniele era un essere “spirituale” per la sua attitudine a dare un significato profondo alle sue azioni. “Spiritual” è anche la forte connessione con la musica blues, un genere musicale che affonda le sue radici nella musica spirituale africana. Questa connessione si manifesta in vari modi nelle sue opere: nella struttura musicale, nelle tematiche, nell’espressività emotiva e nell’improvvisazione, elemento chiave sia nella musica spiritual africana, sia nel blues, che in quella di Pino, che componeva e improvvisava con istintività e per farlo si dedicava a una profonda ricerca musicale e una disciplina sul suo strumento, la chitarra. La sua arte ha sempre dialogato con Napoli, una città che è al tempo stesso radice e orizzonte, specchio di un’identità complessa e universale. Pino è stato espressione vivente di questa città-mondo, intrecciando la tradizione partenopea con linguaggi contemporanei e dando voce a un patrimonio culturale che attraversa i secoli e i confini. La mostra è suddivisa in 2 parti e in 9 aree tematiche. La prima parte ripercorre la storia di Pino Daniele dal 1955 al 1977, anno di pubblicazione del suo primo album, “Terra mia”, impreziosita dalle ricostruzioni scenografiche della sala prove (la “Grotta” di tufo, punto di riferimento per suonare e fare ricerca musicale) e di un tipico live club notturno di Napoli degli Anni ’70, luoghi che contestualizzano gli esordi del musicista, consentendo ai visitatori di attraversare varie epoche e di interagire con la sua magia. La seconda parte, invece, narra in maniera intima e completa la sua vita e la sua carriera dal 1977 al 2014 attraverso un percorso cronologico che intreccia la sua evoluzione musicale e personale con un focus sugli incontri, sulle collaborazioni e sulle produzioni musicali. La mostra “Pino Daniele. Spiritual” è promossa dalla Fondazione Pino Daniele, presieduta da Alessandro Daniele, con il Ministero della Cultura, Palazzo Reale, Regione Campania, Comune di Napoli, prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la media partner di Rai, con la collaborazione di Rai Teche, Archivio Luce e con Fondazione Campania dei Festival, curata da Alessandro Daniele e Alessandro Nicosia. Il progetto porta il sigillo “70/10 Anniversary”, assegnato esclusivamente a eventi, progetti e manifestazioni che, oltre a rendere omaggio alla memoria di Pino Daniele, rappresentano un valore significativo e un contributo rilevante alla sua eredità musicale e culturale, in occasione dei 10 anni dalla sua scomparsa e dei 70 anni dalla sua nascita. “Pino Daniele. Spiritual” vedrà la realizzazione di un catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, che raccoglie la storia, le immagini e un ricco repertorio di straordinarie testimonianze. (gci)

A ROMA “PICASSO LO STRANIERO” CON OLTRE 100 OPERE

Si tiene al Museo del Corso, a Roma, dallo scorso 27 febbraio al 29 giugno, la mostra “Picasso lo straniero”, organizzata da Fondazione Roma con Marsilio Arte con la collaborazione del Musée national Picasso-Paris (MNPP), principale prestatore, del Palais de la Porte Dorée con il Musée national de l’histoire de l’immigration, del Museu Picasso Barcelona, del Musée Picasso di Antibes, del Musée Magnelli - Musée de la céramique di Vallauris e di importanti e storiche collezioni private europee. L’idea originale del progetto è nata da Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra, con un intervento di Johan Popelard del Musée national Picasso-Paris. La mostra presenta più di 100 opere dell’artista, oltre a documenti, fotografie, lettere e video: un progetto che si arricchisce - per la seconda tappa italiana dopo Palazzo Reale di Milano e Palazzo Te a Mantova - di un nucleo di opere selezionate dalla curatrice esclusivamente per il percorso espositivo del Museo del Corso. Pablo Picasso, nato nel 1881 a Malaga in Spagna, si stabilisce a Parigi definitivamente nel 1904. Anche se la Francia lo ospiterà fino alla sua morte e la sua fama crescerà oltre i confini nazionali, l’artista non otterrà mai la cittadinanza francese: la mostra segue la traiettoria estetica e politica di Picasso, per illustrare come l’artista abbia costruito la propria identità vivendo nella difficile condizione di immigrato. “Su Picasso è stato scritto tutto, si direbbe. Nessun artista ha suscitato altrettanti dibattiti, controversie, passioni. Ma quanti sanno quali ostacoli il giovane genio ha dovuto affrontare quando è arrivato a Parigi per la prima volta, nel 1900, senza sapere una parola di francese? E come ha fatto a orientarsi nella metropoli moderna, la città tentacolare in preda a forti tensioni sociali? Perché, nel 1914, settecento dei suoi più bei dipinti cubisti sono stati confiscati e, successivamente, venduti all’asta? Perché, nel 1940, mentre è ormai amato e rispettato nel mondo intero, la richiesta di naturalizzazione che ha inoltrato in Francia viene respinta? Queste domande insieme a molte altre domande, finora lasciate senza risposta, vengono affrontate e risolte in questa mostra per la prima volta”, scrive Annie Cohen-Solal curatrice e autrice di “Picasso. Una vita da straniero” (Prix Femina Essai, 2021), libro pluripremiato, tradotto in tutto il mondo e pubblicato in Italia da Marsilio Editori. L’esposizione è nata proprio dalla ricerca illustrata nel volume, iniziata nel 2015 e durata più di sette anni, che racconta la storia del “paradosso Picasso”: "In Francia Pablo Picasso è un mito nazionale - continua la curatrice - Con l’apertura del Musée national Picasso-Paris nel cuore di Parigi nel 1985, le sue opere sono entrate a far parte a pieno titolo del patrimonio dello stato. Non è tuttavia sempre stato così. Pochi sanno che il pittore non è mai diventato cittadino francese e addirittura nel 1901 venne bollato dalla polizia come ‘anarchico sotto sorveglianza’. Eppure, nonostante le difficoltà, le umiliazioni, i rifiuti e le varie battute d’arresto che Picasso dovette subire al suo arrivo in una Francia xenofoba e appena uscita dall’Affaire Dreyfus, l’artista andò avanti, costruendo ostinatamente la sua opera. Tale è il ‘paradosso Picasso’ che circonda il nome di questo mitico artista. Per quarantacinque anni ebbe numerosi problemi con le istituzioni francesi. Esaminando da vicino il periodo che precedette la sua ascesa alla fama, si è analizzata ogni traccia ritrovata negli archivi per portare alla luce, in tutta la loro verità, gli esordi di un giovane artista alla ricerca di un mondo aperto nel quale ancorare il proprio percorso. Di fronte a un paese iper centralizzato, dalle istituzioni talvolta obsolete, e logorato dalle proprie stesse tensioni, Picasso seppe trovare mirabili strategie di aggiramento, dando prova di una intelligenza politica fuori dal comune, inventando soluzioni inedite negli interstizi del sociale per rovesciare a proprio favore le stigmate che gli erano state attribuite: straniero, anarchico, artista d’avanguardia”. Esposti in mostra alcuni inediti assoluti tra cui “Bosco su un versante montano”, un olio su tela montata su tavola dipinto nel 1899 e proveniente dal Museo Picasso di Barcellona e “Al Ristorante” del 1900, da una collezione privata: due opere che illustrano in modo lampante il cambio di prospettiva del giovane Pablo, quando lascia Barcellona per Parigi. A queste di aggiungono diversi disegni come “Il doppio ritratto Cocteau/Picasso” del 1962, che si collega proprio alla collaborazione tra i due artisti per il balletto di Parade, realizzato anche per il Teatro dell’Opera di Roma, che ospitò la tournée romana dei Balletti Russi. La mostra presenta, infatti, in particolare, un’importante sezione dedicata alla primavera romana del 1917 trascorsa da Pablo Picasso con Jean Cocteau, Erik Satie, Sergej Djaghilev, e Leonid Massine. Tra le opere più significative, in apertura di una sezione espositiva prospettica di venti metri, c’è un disegno preparatorio del 1942 per la scultura “L’uomo con la pecora”, raffigurante il corpo di un uomo umile e fragile che, come offerta sacrificale, porta sulle spalle una pecorella smarrita. L’opera è una replica ai nudi imponenti di Arno Breker, artista tedesco che nella sua mostra del ’42 al museo dell’Orangerie annunciò l’avvento dell’“uomo nuovo” nella dinamica del nazismo, e lega il tema pagano dell’Ermete crioforo a quello cristiano del buon pastore, proponendo l’unione tra antiche culture e il contemporaneo. È una risposta sincrona e un political statement dell’artista al fascismo: “In opposizione al mondo dell’uomo nuovo (stracolmo di eroi, vincitori e conquistatori), Picasso sceglie di stare dalla parte del debole, del malato, del ‘degenerato’ (l’ebreo, lo zingaro, lo storpio, l’omosessuale, il massone, il bolscevico), cioè dalla parte dell’altro sulla falsariga del notevolissimo Agnus Dei di Zurbarán. Sfida, obolo, sacrificio, cammino verso il martirio? L’uomo con la pecora, di cui Picasso donerà la versione in bronzo al comune di Vallauris nel febbraio del 1950, quando gli verrà conferita la cittadinanza onoraria, è senz’altro una delle testimonianze più significative degli anni dell’occupazione”, afferma Annie Cohen-Solal. (red)

“SOSPESI”: LE OPERE DI JACOPO DI CERA E MASSIMO VITALI A MILANO

Dopo il successo della tappa romana, “Sospesi” di Jacopo Di Cera e Massimo Vitali - con il suo originale confronto tra stili fotografici, narrativi, ma anche tra generazioni e visioni sociali - prosegue il suo viaggio dal 20 al 23 marzo al MIA Photo Fair di Milano, presso Superstudio Maxi in Via Tortona 27, portando con sé un format che trasforma la fotografia in un racconto itinerante dell'italianità. Curata da Serena Tabacchi - attraverso immagini di grande formato, ma anche video loop e installazioni audiovisive - “Sospesi” fa incontrare gli sguardi di due fotografi e autori contemporanei in grado di esplorare l'identità collettiva attraverso il mezzo fotografico, oscillando tra riflessione e critica sociale: una narrazione visiva che attraversa il Paese, un'indagine sulle trasformazioni della società italiana e sulle sue dinamiche di aggregazione, un obiettivo attraverso cui guardarsi e osservarsi. Se a Roma il percorso espositivo ha preso forma negli spazi di Maison Bosi, in un contesto come quello di Via Margutta, storica via degli artisti, la tappa milanese si inserisce nella cornice del MIA Photo Fair, piattaforma di riferimento per la fotografia d'arte, sottolineando la vocazione del progetto a mettere in connessione e dialogo approcci e inclinazioni differenti. Jacopo Di Cera e Massimo Vitali portano così per la prima volta a Milano la loro visione di un'Italia sospesa tra passato e futuro, tra luoghi iconici e spazi vissuti, tra individualità e collettività, quotidianità ed eccezionalità. Il concetto di sospensione, cuore del progetto, emerge con forza nell'approccio fotografico di Jacopo Di Cera: un punto di vista dall'alto, capace di restituire un'osservazione zenitale che livella la scena e annulla le gerarchie visive, lasciando emergere la profondità di un'Italia osservata dall'alto, come se fosse sospesa nel tempo. Un linguaggio che si confronta con la poetica immersiva di Massimo Vitali, il cui sguardo si immerge nella complessità del dettaglio, catturando la densità della vita quotidiana. Due sguardi, due modalità di osservazione che si completano e si arricchiscono a vicenda, offrendo un ritratto inaspettato di un Paese in continua evoluzione. Nella tappa milanese, il peso della ricerca visiva di Di Cera assume un ruolo centrale, con una selezione di immagini che rafforzano il suo sguardo e la sua narrazione, rendendo ancora più evidente il dialogo tra il suo punto di vista dall'alto e l'osservazione ravvicinata di Vitali. Un percorso che passa per luoghi simbolici del nostro immaginario collettivo, come Rosignano e altre località italiane dove il rapporto tra paesaggio, individuo e comunità si fa ancora più evidente. L'italianità sospesa è il filo conduttore del progetto: un'osservazione della quotidianità che sfida il concetto di immobilità e invita a riflettere sulle dinamiche sociali, sugli spazi condivisi, sulle nuove forme di relazione tra individui e contesti urbani. La fotografia, in questo senso, non è solo una testimonianza ma anche uno strumento di analisi, capace di restituire un'immagine stratificata e sfaccettata dell'Italia contemporanea. L'approdo di “Sospesi” al MIA Photo Fair di Milano conferma la natura fluida e in movimento del progetto, che si propone come un format itinerante in grado di adattarsi ai diversi spazi espositivi e di dialogare con pubblici sempre nuovi. (gci)

PROROGATA AL 16 MARZO “LA GRANDE ARTE ITALIANA” AI MUSEI REALI DI TORINO

A seguito del grande successo di pubblico, è stata prorogata fino al 16 marzo, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali a Torino, la grande e inedita mostra dedicata ai capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra, dal titolo “1950-1970. La grande arte italiana. Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea”. L’ingente numero di opere, per un totale di 79, proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, è stato riunito insieme per la prima volta fuori dal museo di appartenenza. Un’occasione straordinaria per dare vita a un progetto critico ed espositivo dal forte rigore scientifico e presentare a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una stagione irripetibile. Prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la rassegna curata dalla Direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero, è stata fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, Capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino. La mostra, oltre a sottolineare il trentennale rapporto che la soprintendente Palma Bucarelli ebbe con un gruppo eccezionale di artisti, mette in risalto la ricchezza delle collezioni del museo romano ed esalta i 21 artisti più rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama dell’arte moderna italiana. La mostra vede come special partner Ricola, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e media partner La Stampa. (gci)

NELLA FOTO. Giovanni Fattori, In vedetta. Il muro bianco, 1874 circa. Trissino, Fondazione Progetto Marzotto © Fondazione Progetto Marzotto, Trissino

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