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Dazi, Gadda (Iv): aziende gia’ in ginocchio, serve posizione chiara da Italia e Ue

Roma, 14 mar -“L’Italia è un esportatore netto, non soltanto verso gli Stati Uniti, ma noi abbiamo mercati molto importanti anche all'interno dell'Unione europea. Una guerra dei dazi, ma soprattutto continue minacce e retromarce” da parte di Donald Trump “già oggi, già in queste ore, stanno mettendo in ginocchio le nostre aziende perché si stanno bloccando gli investimenti, perché si bruciano in poche ore miliardi di dollari nelle borse. E a pagarlo sono le imprese, ovviamente, ma in ultima istanza anche i cittadini. Di questo pare che il governo Meloni non se ne sia accorto, ma anzi il ministro Salvini, insieme anche al ministro Lollobrigida ancora pensano che le nostre merci, i nostri prodotti del made in Italy possano vendersi da soli all'estero". Così Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva, commentando i rischi per l’export italiano, in particolare nell’agroalimentare, da una possibile guerra dei dazi con gli Stati, di fatto già in vigore a parole. Secondo Gadda “l'esperienza ci dimostra che non è così: persino per un prodotto importante, pensiamo al vino che noi esportiamo in grandissima misura negli Stati Uniti, l'80%di quel prodotto, è legato agli acquisti della classe media. La guerra dei dazi porta a inflazione, porta aumento dei prezzi e quindi porta a danneggiare intere filiere che con fatica hanno raggiunto dei posizionamenti sul mercato”.

Secondo Gadda “serve una posizione chiara da parte dell'Europa, non si può abbassare la testa rispetto alle continue minacce di Trump, ma soprattutto evitiamo di dire sciocchezze e di spiegarle in questo modo ai cittadini, perché altrimenti continuiamo a produrre danni che alla nostra economia non fanno bene”. Ma questa guerra dei dazi a cosa potrà portare? “Potrà portare anche a rendere l'Europa più fragile, esposta anche alla maggiore presenza di prodotti a basso costo cinese, oppure alla delocalizzazione di imprese italiane che trovando più difficoltà ad accedere in mercati dove esportano molto, potrebbero anche decidere di cambiare le loro sedi operative e spostarle negli Stati Uniti. Questo non è un bene per le imprese italiane, non è un bene per i lavoratori e speriamo che il governo Meloni possa capirlo in fretta”. Tutto fuorché la sovranità alimentare dunque? Diciamo che da quelli che si sono manifestati patrioti risulta abbastanza inusuale la gioia su misure di Trump che danneggiano le nostre imprese. Bisogna parlare di una sovranità alimentare europea e avere quegli Stati Uniti d'Europa che sono Uniti non soltanto da misure di tipo economico, ma anche da una chiara voce politica. Oggi questo non c'è, però bisogna lavorare per questo”.
(PO / Sis)

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