Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SE LA FORESTA
DIVENTA "CURATIVA"

SE LA FORESTA <BR> DIVENTA

L’uso terapeutico della foresta è una nuova disciplina nata in Giappone oltre 40 anni fa e oggi in rapida espansione in tutto il mondo. “Shinrin-yoku”, “forest bathing”, bagni di foresta: termini praticamente sconosciuti fino a pochi anni fa, che hanno portato con sé un modo differente di frequentare l’ambiente forestale. In Italia questa pratica viene studiata, da alcuni anni, dall’Istituto per la BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) insieme a importanti partner istituzionali quali il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria del ministero dell'Agricoltura, l’Istituto superiore di sanità, il Club Alpino Italiano e numerose università. Se ne parla oggi, dalle 9 alle 18, presso l'Abbazia di Vallombrosa, nel convegno “Foreste e salute”, una giornata dedicata alla presentazione dei risultati e delle proposte sulla terapia forestale del progetto For.Sa (Foreste e Salute) della Regione Toscana, coordinato dall’associazione ‘Foresta Modello delle Montagne Fiorentine’ (Fmmf). Il progetto For.Sa ha lavorato nell'ultimo anno, insieme alle comunità locali, in particolare nei territori di Valdisieve e Valdarno, per realizzare dei percorsi idonei alle pratiche di terapia forestale nel territorio della montagna fiorentina. All’evento - in diretta streaming sul canale youtube di Compagnia delle Foreste – partecipano numerosi esperti  tra cui Kazunori Ito della Meiji University of International Medicine di Kyoto e Toni Ventre, segretario generale Mediterranean Model Forest Network della Regione Toscana. La terapia forestale è stata, recentemente e per la prima volta, inclusa nel programma delle medicine complementari del Servizio Sanitario Regionale della Toscana, primo caso in Italia. Terapia forestale significa anche economia, nonostante non venga naturale proporre questa associazione di termini. La salute è a tutti gli effetti un tema socio-economico, che coinvolge direttamente il benessere delle persone e i bilanci delle amministrazioni pubbliche. Ma ogni pratica di terapia forestale si innesta anche su un territorio, spesso rurale e montano, quindi spesso finanziariamente marginale, generando possibili interazioni di natura economica: richiesta di servizi di ospitalità ma anche nuove opportunità di lavoro in termini di predisposizione e manutenzione dei percorsi, organizzazione di sessioni di terapia con esperti e ricercatori. Da anni la scienza sta studiando i benefici degli ambienti forestali per la salute, con risultati spesso sorprendenti come quelli, coordinati dal Cnr-Ibe, pubblicati sulle riviste International Journal of Environmental Research and Public Health e Forests. In entrambi gli articoli si dimostra per la prima volta l’effetto specifico e significativo sulla salute generato da alcune sostanze emesse dalle piante in ambienti forestali rispetto a sintomi di ansia e di asma infantile. Queste sostanze sono i Cov - Composti organici volatili.

“I Cov sono particolari sostanze, chiamate metaboliti secondari, che vengono prodotti dalle piante e che espletano diversi ruoli nel ciclo di vita delle stesse, in particolare hanno funzioni protettive”, spiega Federica Zabini, ricercatrice Cnr-Ibe e co-autrice degli studi citati. “La cosa interessante è che tali sostanze incidono anche sull’organismo umano, che si è evoluto a stretto contatto con gli ambienti forestali. In pratica, inalando queste sostanze, il nostro organismo ha ‘imparato’, nel tempo, a trarne dei benefici. Queste molecole organiche, molto leggere, hanno tutte la stessa formula chimica bruta, ma diverse conformazioni geometriche: ad ogni conformazione geometrica può corrispondere una particolare funzionalità specifica per la salute umana. I nostri lavori hanno dimostrato benefici diretti dell’inalazione dei monoterpeni in seguito a esposizioni di appena 3 ore (ansia) o di due settimane (asma)”.

 Durante ogni sessione sperimentale, parallelamente alla raccolta di dati e misurazioni ambientali (composizione biochimica dell’atmosfera, dati meteorologici, ecc.), i partecipanti sono stati guidati lungo percorsi, individuati secondo precisi protocolli e sollecitati, sotto la guida di psicologi o psicoterapeuti, a connettersi con l’ambiente attraverso i quattro sensi: vista, udito, tatto e olfatto. “Le sessioni sperimentali di terapia forestale hanno evidenziato una significativa riduzione dell'ansia nei partecipanti, soprattutto nei percorsi più agevoli, che non richiedevano un particolare impegno fisico. Inoltre, la conduzione da parte di una psicologa, si è rivelata più efficace rispetto all’uso di cartelli indicatori”, dichiara Francesco Meneguzzo, ricercatore Cnr-Ibe. “Grazie alle misurazioni ambientali da noi condotte, sono state rilevate alte concentrazioni di monoterpeni e bassi livelli di inquinanti nell’atmosfera, confermando il valore ambientale delle montagne fiorentine e del Parco nazionale delle montagne casentinesi per la salute umana”. (15 mar – red)

(© 9Colonne - citare la fonte)