E’ il 30 novembre 1936 quando le fiamme avvolgono il Chrystal Palace di Londra, costruito nel 1851 per ospitare la prima Esposizione Universale voluta dal principe Alberto di Sassonia. Le lingue di fuoco e gli sbuffi di fumo e polvere sono ben visibili anche a notevoli distanze nel corso della notte. La costruzione era stata eretta grazie all’acume di Joseph Paxton, l’ingegnere che aveva fornito le adeguate modifiche al progetto di base rendendolo più sicuro e consentendo la riutilizzabilità delle componenti dell’edificio grazie all’impiego di elementi prefabbricati. L’edificio infatti sarebbe stato costruito ad Hyde Park, una delle zone più frequentate di Londra e, proprio per questo, non sarebbe potuto rimanere definitivamente in piedi. Questa considerazione induce il comitato responsabile del progetto a scartare le idee di Hector Horeau e Richard Turner che non avrebbero consentito il riciclo dei materiali adoperati in vista dello smontaggio dell’edificio e sancisce il successo della proposta di Paxton. Nel 1851 viene eretta una mastodontica costruzione in ghisa e vetro con una superficie di 84.000 m2, dotata di una navata lunga oltre mezzo chilometro e un transetto ad arco che le conferisce una vaga somiglianza con un’enorme serra . Essa diviene in breve tempo l’ emblema delle nuove forme artistiche del tempo che mirano alla grandiosità e cavalcano il boom della diffusione dei nuovi materiali da costruzione quali vetro, acciaio e ghisa che ormai spopolano in ogni cantiere rispettabile. Allo stesso tempo il Crystal Palace è anche il simbolo della preferenza del lavoro degli ingegneri a quello degli architetti in linea con la mentalità del tempo che esalta l’uso della ragione e delle capacità intellettive. E’ perciò un danno socio-culturale oltre che economico quello che si abbatte sul Regno Unito quando la costruzione viene ridotta in polvere dal divampare del rogo. “Quest’avvenimento segna la fine di un’epoca” dirà Winston Churchill, dando voce al sentimento di tutta la nazione.