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UCRAINA, ALL’ORIZZONTE
UNA FRAGILE TREGUA

UCRAINA, ALL’ORIZZONTE <BR> UNA FRAGILE TREGUA

I negoziati per un cessate il fuoco in Ucraina “inizieranno domenica a Gedda”, ha affermato nella notte italiana l'inviato statunitense Steve Witkoff in Arabia Saudita, indicando così la naturale prosecuzione del riavvicinamento tra Washington e Mosca che ieri ha visto la sua il suo “trionfo” nell’idilliaca telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump. Per quanto riguarda una tregua limitata alle infrastrutture energetiche e un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero, Witkoff ha rimarcato che i russi di fatto hanno accettato queste condizioni aggiungendo di nutrire “buone speranze che gli anche ucraini le accetteranno”. Sta di fatto che dai colloqui di ieri tra i due leader mondiali sembra essere scaturita la prospettiva di una tregua assai flebile. Di fatto, il Cremlino non ha aderito alla proposta originale di un cessate il fuoco immediato e totale in Ucraina, accettando solo di porre fine agli attacchi alle infrastrutture energetiche e (ma questo è tutto da verificare) all’attività bellica nel Mar Nero, dove del resto la marina di Mosca ha subito perdite ingentissime.

Impietosa l’analisi di molti commentatori occidentali rispetto ai risultati portati a casa ieri dalla Casa Biana. Per  Nick Paton Walsh della Cnn: “Un ‘no’ non è un ‘sì’ quando è un ‘forse’, un ‘probabilmente no’ o un ‘solo se’. Questa è la lezione dolorosamente prevedibile che la prima vera incursione dell'amministrazione Trump nella diplomazia in tempo di guerra con il Cremlino ha impartito. Sono stati irrimediabilmente bluffati. Hanno chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni, in prima linea, senza condizioni. Ieri hanno ottenuto - dopo una teatrale attesa di una settimana e centinaia di altre vite perse - uno scambio di prigionieri relativamente piccolo, partite di hockey, altri colloqui e - secondo la lettura del Cremlino - una pausa reciproca di un mese sugli attacchi contro le ‘infrastrutture energetiche’”. Per di più, va ricordato, in vista della stagione calda.

“Da quanto dichiarato pubblicamente dalla parte russa dopo i colloqui tra i presidenti americano e russo, è chiaro che la Russia non è pronta per un vero cessate il fuoco”, ha rimarcato senza mezzi termini il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante una conferenza stampa online nella serata di ieri. “Molto di ciò che è stato dichiarato pubblicamente dai russi è che, a quanto ho capito, non sono davvero pronti per un cessate il fuoco. Hanno sottolineato ancora una volta loro stessi, personalmente, ciò di cui avevamo discusso” prevedendolo, “ciò di cui avevamo avvertito le nostre controparti americane: cioè che non sono pronti a porre fine a questa guerra. E lo constatiamo adesso. Non sono pronti nemmeno per il primo passo verso un cessate il fuoco. Perché parleranno di alcune condizioni aggiuntive”, ha detto Zelensky.

Allo stesso tempo, ha aggiunto, “l'Ucraina potrà contare sull'aiuto dei partner internazionali, anche in termini di condivisione di intelligence”. In ogni caso, il presidente ucraino ha espresso il suo sostegno alla sospensione temporanea degli attacchi contro gli impianti energetici per un periodo di trenta giorni, decisione accettata dal presidente russo. “Sosterremo tale proposta, ma è molto interessante conoscere i dettagli e cosa viene realmente chiesto”, ha affermato Zelensky parlando da Helsinki, dove è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri. In particolare, secondo il leader ucraino, la fine del “riarmo” e la “cessazione totale” degli aiuti occidentali a Kiev posti da Putin come precondizioni essenziali per avviare il processo di pace, “dimostrano che non è pronto a porre fine” alla guerra e che “vuole indebolire” l'Ucraina. (19 MAR - deg)

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