In due dichiarazioni separate pubblicate ieri pomeriggio online, la Casa Bianca ha annunciato che, in seguito ai colloqui di Riad, Russia e Ucraina hanno concordato di cessare le ostilità nel Mar Nero. Tale intesa va quindi ad aggiungersi a quella già annunciata da Putin in seguito agli incontri di Gedda sulla salvaguardia delle infrastrutture energetiche. Washington e Mosca hanno inoltre stabilito una serie di elementi negoziali di contatto sulle cui basi, stando a tali dichiarazioni, si potrà giungere a una tregua più ampia. Da parte sua, però, il Cremlino ha avvertito che le intese annunciate dall’amministrazione Trump, in particolare proprio quella riguardante la tregua marittima, entreranno in vigore solo “dopo” la revoca di numerose sanzioni, in particolare quelle imposte alla sua grande banca agricola Rosselkhozbank, ad alcuni “produttori ed esportatori di generi alimentari e fertilizzanti”, nonché quelle che prendono di mira “le compagnie di assicurazione merci”.
La presidenza russa ha inoltre affermato di aver chiesto la fine delle restrizioni sulle “transazioni di finanziamento del commercio” e sui "servizi portuali e sulle sanzioni alle navi battenti bandiera russa coinvolte nel commercio di prodotti alimentari e fertilizzanti”.
“La Russia e gli Stati Uniti hanno concordato di elaborare misure per attuare gli accordi dei presidenti dei due paesi sul divieto di attacchi contro gli impianti energetici di Russia e Ucraina per un periodo di 30 giorni”, ha aggiunto il Cremlino. A tale proposito, in una nota pubblicata su Telegram, Mosca ha reso noto l'elenco delle infrastrutture energetiche che l'esercito russo non colpirà durante la “moratoria” di 30 giorni scattata – a detta di Putin - il 18 marzo. Secondo tale documento, Mosca non dovrebbe quindi colpire raffinerie di petrolio, “oleodotti e gasdotti e impianti di stoccaggio, comprese le stazioni di pompaggio”, “infrastrutture di generazione e trasmissione di elettricità, comprese centrali elettriche, sottostazioni, trasformatori e distributori”, centrali nucleari e dighe idroelettriche. “In caso di violazione della moratoria da parte di una delle parti, l'altra parte ha il diritto di considerarsi libera dall'obbligo di rispettarla”, precisa il Cremlino. Va detto che dal 18 marzo l’Ucraina ha più di una volta denunciato la messa in atto, da parte di Mosca, proprio di nuovi attacchi contro le infrastrutture critiche.
“La Russia e gli Stati Uniti accolgono con favore i buoni uffici dei paesi terzi per sostenere l'attuazione degli accordi nei settori energetico e marittimo”, ha affermato inoltre la presidenza russa, mentre gli europei restano per il momento esclusi dalle discussioni sull'Ucraina.
Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha immediatamente puntato l’indice contro il Cremlino, sostenendo che, nonostante sia stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco nel Mar Nero e la sospensione degli attacchi contro i siti energetici, la Russia starebbe già iniziando a manipolare la situazione. “Purtroppo, anche adesso, proprio oggi, nel giorno stesso dei negoziati, vediamo come i russi abbiamo già iniziato a manipolare la situazione”, ha detto Zelensky nel suo videomessaggio serale. “Stanno già cercando di distorcere gli accordi e, di fatto, ingannano sia i nostri intermediari sia il mondo intero”. Per il leader ucraino, infatti, la pretesa di collegare la tregua navale alla cessazione delle sanzioni sarebbe la dimostrazione dell’intenzione di Mosca di non rispettare gli accordi. L'Ucraina, ha affermato, farà di tutto per attuare l’intesa, ma la Russia deve capire che se lancerà attacchi, “riceverà una forte risposta”. Zelensky ha quindi ribadito che l'Ucraina “attua” gli accordi annunciati da Washington ma si è opposto alla revoca delle sanzioni verso Mosca. Questa possibilità non era “nella nostra agenda, è stata sollevata dalla parte americana” durante i negoziati a Riad, ha aggiunto Zelensky.
Da parte sua, il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha specificato su Facebook che “qualsiasi movimento” delle navi da guerra russe “al di fuori della parte orientale del Mar Nero costituirà una violazione dello spirito” dell'accordo di tregua. “In questo caso, l'Ucraina avrà pieno diritto di esercitare il proprio diritto all'autodifesa”, ha aggiunto.
Umerov ha anche chiesto che si tengano “ulteriori consultazioni tecniche” per definire i “dettagli” degli accordi annunciati dalla Casa Bianca, in base ai quali Kiev e Mosca hanno accettato il principio di un cessate il fuoco nel Mar Nero. “Insieme all'Ucraina, gli Stati Uniti hanno ribadito il loro sostegno per contribuire allo scambio di prigionieri di guerra, al rilascio dei detenuti civili e al ritorno dei bambini ucraini trasferiti forzatamente”, ha aggiunto il ministro della Difesa ucraino.
Al di là di tutto, quello che sembra essere scaturito dai tre giorni di colloqui in Arabia Saudita nei quali gli Stati Uniti hanno fatto da spola tra la delegazione russa e quella ucraina, appare come un fragile passo fragile verso una minima riduzione dei combattimenti in Ucraina. Di fatto, però, le intese che dovrebbero essere messe in atto sul campo non presentano alcuna garanzia di successo, dato anche l’evidente clima di reciproca sfiducia. Inoltre, anche se l'accordo di Riad dovesse essere rispettato, sarebbe ancora molto lontano dal cessate il fuoco globale a livello nazionale voluto originariamente dagli Stati Uniti. Ma, evidentemente, nella catastrofe che sta insanguinando da oltre tre anni l’Europa orientale, è meglio vedere il bicchiere mezzo pieno anziché quello mezzo vuoto. (26 mar / deg)
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