PER LA PRIMA VOLTA INSIEME GLI “AMORE E PSICHE” DI CANOVA E GERARD
“Amore e Psiche stanti”, la scultura di Antonio Canova e “Psyché et l’Amour”, il dipinto di François Gérard, sono esposti per la prima volta insieme grazie ad Eni, in partnership con il Museo del Louvre, a Milano nella tradizionale mostra ospitata, per il quinto anno consecutivo, dal Comune di Milano, in Sala Alessi, fino al 13 gennaio. L’esposizione straordinaria è dedicata ai capolavori concepiti da due tra i massimi esponenti del Neoclassicismo, ispirati al mito di Amore e Psiche, tratta dalle Metamorfosi di Apuleio del II sec d.C., e fonte di ispirazione nella letteratura e nell’arte, in particolare tra il Settecento e Ottocento, quando il mito vive una fase di intensa fortuna proprio perché molto vicino alla sensibilità Neoclassica e poi romantica. La scultura di Antonio Canova Amore e Psiche stanti del 1797 fissa i canoni estetici delle “sue divinità” ricche di dolcezza e di bellezza sensuale. Di un anno successivo è il dipinto Psyché et l’Amour di Francois Gérard, fortemente ispirato all’opera di Canova ma denso di un erotismo che gli assicurò un grande successo di pubblico. Protagonisti delle precedenti edizioni in partnership con il Museo del Louvre (di cui Eni è mécène exceptionel) sono stati i capolavori San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci (2009), Donna allo specchio di Tiziano (2010), l’Adorazione dei pastori e il San Giuseppe falegname di Georges de La Tour (2011). La mostra, curata da Valeria Merlini e Daniela Storti, è integrata sia da apparati didattici e supporti video, sia da un percorso digitale con un sito web – www.amoreepsicheamilano.it, un’app dedicata, video e approfondimenti su YouTube, Facebook, Twitter, Google+ e Foursquare e laboratori dedicati per le scuole elementari e medie. (Red)
A BERLINO LE OPERE “TOTALI” DI ROBERTO PACI DALO’
La Galerie Mario Mazzoli di Berlino presenta fino al 12 gennaio la mostra “Luftkrieg” di Roberto Paci Dalò. Artista visivo, compositore, musicista e regista, un vero e proprio artista italiano “totale”, tra i più noti a livello internazionale, Dalò presenta oggetti sonori, installazioni interattive, disegni, scultura e film allestiti in modo tale da creare un'opera complessiva, intimamente legata alla tipologia del luogo che la ospita. La galleria berlinese diventa un unico ambiente immersivo dove i visitatori si muovono all'interno di un dispositivo sensoriale e reattivo. Il riferimento principale del progetto è il libro Storia naturale della distruzione (Luftkrieg und Literatur) di Sebald del 2001, uno studio sulla devastazione delle città tedesche a causa dei bombardamenti alleati durante la Seconda guerra mondiale e sulla letteratura e cultura tedesche riferire a questo trauma. Roberto Paci Dalò, che vive e lavora tra Rimini e Berlino, realizza il suo lavoro a partire da suono e disegno, per poi abbracciare la scultura, l´installazione, la musica, il film, la perfomance e progetti collaborativi, muovendosi tra istituzione, scena indipendente e pop culture. (Red)
A ROMA LE OPERE “RISCOPERTE” DI GERARDO DOTTORI
La Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale ospita, fino al 20 gennaio, la mostra “Dottori futurista” che presenta sei opere, fra inedite e “riscoperte”, del noto futurista e maestro dell’Aeropittura. In esposizione Motociclista (1914), La corsa (1925), Bozzetto per la decorazione dell'Idroscalo di Ostia (1928), Incendio nella città (fine anni Venti/primi Trenta), Famiglia Marinetti (1930-1933). A queste opere si aggiunge La Natività (1930), che fa parte della collezione permanente della Galleria capitolina. Si tratta di veri e propri capolavori trovati o ritrovati di Gerardo Dottori (Perugia, 1884-1977), personaggio centrale della seconda stagione futurista a Roma - dove abitò dal 1926 al 1939 - accanto a Filippo Tommaso Marinetti del quale è stato in quel periodo, di fatto, il portavoce. Dell'opera “Incendio nella città”, realizzata alla fine degli anni Venti, non si conosceva l’esistenza fino al suo recente ritrovamento. Circa tre anni fa è stato invece riscoperto il “Motociclista”, dipinto a olio nel 1914 e con dedica a Marinetti. Opera simbolo del Futurismo e dei rapporti di Dottori con Marinetti e la sua famiglia, è Famiglia Marinetti, unico ritratto del genere anch’esso al centro di un ritrovamento. Fu infatti rubato dall’abitazione di una figlia di Marinetti, staccato dal telaio e arrotolato. Dopo qualche anno fu ritrovato in Umbria e restaurato. La mostra è corredata inoltre da rarissime parolibere, altri documenti originali, come epistole, immagini fotografiche d’epoca, giornali, riviste, cataloghi, appartenenti all’Archivio Dottori. (Red)
LE FOTO DI MARIO GIACOMELLI IN MOSTRA A ROMA
Al Museo Di Roma In Trastevere fino al 20 gennaio in mostra 90 immagini e documenti di Mario Giacomelli, il celebre fotografo marchigiano (Senigallia, 1925-2000) la cui arte fotografica, senza precedenti, sfugge ad ogni scuola o definizione e in cui le immagini sottolineano l’aspetto emotivo della realtà. Per tutta la vita Giacomelli ha continuato a definirsi un tipografo eppure è considerato il più grande fotografo italiano del Novecento fin da quando, nel 1963, il curatore del Moma di New York acquisì per il museo la serie Scanno, inserendo anche una fotografia nel prestigioso catalogo Looking at Photographs. “Io non ritraggo paesaggi, ma i segni e la memoria dell'esistenza” diceva lo stesso Giacomelli. La mostra è promossa dall’assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale in collaborazione con il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia. (red)
A VICENZA “RAFFAELLO VERSO PICASSO”
La Basilica Palladiana di Vicenza, conclusi i restauri cui è stata sottoposta negli ultimi cinque anni, riapre al pubblico per accogliere una folla di personalità. Quelle ritratte dai maggiori interpreti della pittura italiana e internazionale, dal Quattrocento sino alla fine del Novecento. La mostra “Raffaello verso Picasso”, fino al 20 gennaio, non è, né vuole essere, una storia completa dell’arte del ritratto. E’ una magnifica, affascinante e ben circostanziata sequenza di opere-capolavoro che il curatore, Marco Goldin, ha scelto per raccontare una sua interpretazione di questo fondamentale ambito della pittura, proponendo non un percorso di successione cronologica ma, come gli è consueto, uno stimolante gioco di confronti, rimandi, assonanze tra artisti e soggetti, tra epoche e scuole. In mostra, una novantina di quadri straordinari, provenienti dai musei dei vari Continenti e da alcune gelose collezioni private sia europee che americane. Raccontano la più grande storia che la pittura ricordi, quella dedicata al ritratto e alla figura. E non a caso il titolo scelto è Raffaello verso Picasso, cioè il lungo percorso che dal senso di una perfezione delle forme giunge fino alla rottura di quella stessa forma, con la ricerca cubista novecentesca. Il volto e il corpo rappresentati, dall’armonia rinascimentale fino all’inquietudine del XX secolo. Sviluppata in quattro ampie sezioni tematiche (Il sentimento religioso; La nobiltà del ritratto; Il ritratto quotidiano; Il Novecento; Lo sguardo inquieto), la mostra racconta quella vicenda attraverso immagini celebri. Che dai ritratti e dalle figure per esempio di Fra’ Angelico, Botticelli, Mantegna, Bellini, Giorgione, Raffaello, Tiziano, Veronese, Dürer, Cranach, Pontormo e poi ancora tra gli altri di Rubens, Caravaggio, Van Dyck, Rembrandt, Velázquez, El Greco, Goya, Tiepolo arriva fino agli Impressionisti da Manet a Van Gogh, da Renoir a Gauguin, da Cézanne a Monet e ai grandi pittori del XX secolo da Munch, Picasso, Matisse, Modigliani e Bonnard fino a Giacometti, Balthus, Bacon e Freud. Solo per dire di alcuni tra i moltissimi che compongono a Vicenza questo superlativo museo dei musei. (Red)
OMAGGIO A “SUA MAESTA’ IL GATTO”
Manifesti, stampe, foto, dischi, pin, feves, riviste e libri illustrati, figurine pubblicitarie, spartiti, découpages, giochi di società, cartoline postali, tutti materiali consacrati alla figura del gatto. La mostra “Sua Maetà il gatto”, che il Museo Civico di Zoologia ospita fino al 13 gennaio, riporta nella Parigi dell'Ottocento e del Novecento, quando il gatto era celebrato quasi come un animale divino, ed ispirava illustratori, artisti, poeti e scrittori. In esposizione la documentazione originale raccolta e conservata presso il Museo Parigino di Roma che spazia dagli storici manifesti dello Chat Noir sino ad una cartolina postale degli anni '30 del secolo scorso. Ma dove nascono i nostri eroi? Ovviamente a Montmartre, cittadella felina da sempre, quartier generale degli artisti e dunque dei gatti. Maupassant, Théophile Gautier, Baudelaire, Erik Satie, Pierre Loti, Suzanne Valadon, Colette sono solo alcuni dei personaggi che hanno avuto dei gatti come compagni di ventura. Steinlen, Willette, Rivière, Mars, Job e molti altri artisti poi hanno portato nel mondo l'immagine di Parigi e dei suoi gatti attraverso i loro manifesti. Umanizzato e travestito, generato principalmente da Grandville, ripreso successivamente da altri illustratori, con piume e stivali, cappellini sfarzosi, fiocchi , foulard, abitini sfiziosi e campanelli il gatto è apparso così negli ottocenteschi libri di lettura per ragazzi, nelle tavole d'Epinal, nelle figurine pubblicitarie del Bon Marché, nei racconti di Perrault o nelle favole di La Fontaine. L'Ottocento gli ha reso omaggio soprattutto con i suoi affichistes, i cartellonisti che, sovente, lo hanno accostato all'immagine pubblicitaria. Ecco così un buon latte, un cioccolato fumante o un aperitivo che per aver maggior credito prendono come testimonial proprio lui, Sua Maestà il Gatto. Nel Novecento i caricaturisti, com'è loro costume, lo hanno un po' preso in giro, ma con quel esprit de finesse cha va bene per la griffe di un profumo, o come per una cartolina postale. (Red)