Roma, 16 gen – Tra le categorie che attendono un nuovo
contratto di lavoro e che per ottenerlo il 17 febbraio scenderanno in sciopero c’è anche quella dei “modelli viventi”. Lavorano
nelle Accademie di Belle Arti e nei Licei artistici, dove posano per gli
studenti nelle scuole di pittura e scultura, nelle classi di figura disegnata e
modellata. Questi lavoratori sono tutti precari. Se fino al ’99 erano
dipendenti statali a contratto annuale e dopo 10 anni di servizio potevano
chiedere il passaggio a custodi, in seguito cominciarono a chiedere il
riconoscimento di titoli di studio superiori; nel ’99 i sindacati confederali
contrattarono con il ministro che chi aveva piú di 5 anni di servizio e titolo
di studio potesse passare, tramite esame, ad assistente amministrativo. Chi
rimaneva a fare il modello, se aveva piú di 5 anni di servizio restava a
contratto annuale – precario a vita; se con meno anni di servizio, rimaneva piú
precario, con contratto a prestazione d’opera; chi era assunto dopo il 2000 era
piú precario ancora, senza nemmeno diritto di riconferma – e qualcuno lavora
cosí ormai da 7 anni. Per non parlare delle vie di “conoscenze” tramite cui si
viene “reclutati”, delle a volte penose condizioni di lavoro, del non diffuso
rispetto delle norme di sicurezza (L. 626) e delle tante “disponibilità” a cui
molti sono costretti, nella speranza di essere riconfermati. “E’ stato
penalizzato – scrive il Coordinamento Nazionale Modelli - chi dà un senso a
questo mestiere. E ne viene negata la professionalità. Perché questa è una
professione e non un’improvvisazione: porre il corpo nell’immobilità della posa
richiede impegno e disciplina, e implica l’educazione in discipline collaterali
(danza, ginnastica, teatro, etc.), nonché una cultura capace di immaginario
artistico, per rendere la prestazione varia, flessibile, pregnante – e queste
capacità si sviluppano e consolidano nel tempo, attraverso la stessa
continuatività della prestazione lavorativa”. La condizione di precarietà dei modelli
viventi “non è oltre tollerabile, come la connessa mancanza di riconoscimento
della loro professionalità”. I modelli
rivendicano la stabilizzazione “per porre fine, anche in questo campo, a
quell’inciviltà che è il precariato”. In calce al loro appello figura
l’adesione di decine di docenti delle Accademie di Belle Arti di Firenze, Roma,
Venezia, Carrara, Torino, Reggio Calabria.
(Pap) (© 9Colonne - citare la fonte)
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