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Premio Minkowski a Teresa Mezza, ricercatrice che ha svelato la storia nascosta del diabete

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Tutto è iniziato dall’idea che i pazienti sottoposti a intervento di pancreasectomia parziale potessero dare un contributo fondamentale alle ricerche sul diabete di tipo 2. E il filone di ricerca basato su questo modello si è rivelato un’intuizione geniale, che ha generato una serie di studi ritenuti innovativi dalla giuria del premio EASD (European Association for the Study of Diabetes), che per questo ha assegnato a Teresa Mezza, ricercatrice beneventana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, il prestigioso Premio Minkowski. “Il modello delle pancreasectomie - spiega Mezza - ci permette di ‘fotografare’ cosa sta succedendo nel pancreas del paziente in quel determinato momento e di metterlo in correlazione con le sue condizioni clinico-metaboliche attuali. Così, siamo riusciti a ricostruire cosa accade nella storia naturale del diabete di tipo 2, prima della sua comparsa clinica, cioè dell’iperglicemia. Inoltre, queste ricerche ci hanno consentito di capire anche quale sarà la storia clinica futura di un paziente al quale viene resecata una parte di pancreas, pari ad almeno la metà della massa dell’organo; abbiamo cioè individuato delle alterazioni metaboliche, predittive dello sviluppo del diabete”. Questo filone di ricerca oltre a consentire l’identificazione di marcatori di diagnosi precoce della comparsa del diabete, potrebbero un giorno portare anche all’individuazione di meccanismi, da trasformare in nuovi target terapeutici, per rallentare il declino della funzione pancreatica. “Per la prima volta - ha spiegato Mezza - abbiamo dimostrato che anche le cellule pancreatiche producono GLP-1 (considerato fino ad allora solo un ormone prodotto da alcune cellule intestinali specializzate), che è modulato in modo diverso in un paziente che sta sviluppando diabete, rispetto ad una persona normoglicemica. Questo potrebbe aprire la strada all’individuazione di una categoria di pazienti con ‘incretino-resistenza’, in questo momento impossibile però da misurare nella pratica clinica”.


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