Nel pomeriggio di ieri il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha presieduto, nella basilica di San Pietro, una messa in suffragio di papa Francesco. Alla celebrazione hanno partecipato il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi e diversi rappresentanti della Conferenza episcopale italiana. Zuppi ha ringraziato il Signore “per il dono di questo padre e pastore, fratello, che ha speso fino alla fine la sua vita, con tanta libertà evangelica, senza supponenza, scegliendo la semplicità”. “Papa Francesco – ha detto Zuppi - continua a parlarci di questo essere pellegrini e ci chiede di esserlo noi, ma insieme, comunità cristiana forte perché piena di amore vero, umano, di relazioni personali perché al centro c’è la relazione con la parola. Ci indica l’umiltà ‘che libera dall’ossessione di preservare la propria gloria, la propria ‘dignità’, la propria influenza’ mentre possiamo cercare la gloria di Dio che sfolgora nel disonore della croce di Cristo”. Nell’omelia, Zuppi ha sottolineato la visione di Francesco per la quale la Chiesa dovrebbe essere “libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa. Mai in difensiva per timore di perdere qualcosa” ricordando “il proposito di san Paolo: ‘Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno’”. Francesco, “Ci indica i santi per vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d’Assisi a Filippo Neri e anche personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. ‘Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro’. Ci raccomanda anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro, che non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria ‘fetta’ della torta comune, ma occorre cercare il bene comune per tutti”. (24 apr - red)
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