“Non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità. Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso dal palco del Teatro Ivo Chiesa di Genova, città Medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione, in occasione dell'80esimo anniversario della Liberazione, ricordando, tra gli altri, l’Arcivescovo di Genova, il Cardinale Pietro Boetto, dichiarato “giusto fra le nazioni” per il soccorso prestato agli ebrei, i partigiani Aldo Gastaldi, il “Bisagno”, comandante della Divisione Garibaldi-Cichero, Pittaluga (Paolo Emilio Taviani) e il russo “Fiodor” (Fiodor Andrianovic Poletaev), e Luciano Bolis, esponente del Partito d’Azione. “L’aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace”, ha detto Mattarella, aggiungendo che “la Resistenza cresceva in tutti i Paesi europei sotto dominazione nazista. Si faceva strada, dalla causa comune, la solidarietà, in grado di superare le eredità delle recenti vicende belliche. Anche dalle diverse Resistenze nacque l’idea dell’Europa dei popoli, oggi incarnata dalla sovranità popolare espressa dal Parlamento di Strasburgo. Furono esponenti antifascisti coloro che elaborarono l’idea d’Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre civili europee”. “Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri”, ha proseguito il Capo dello Stato, citando “la grande lezione che ci ha consegnato papa Francesco. Nella sua “Fratelli tutti” - ha ricordato - ci ha esortato a superare ‘conflitti anacronistici’ ricordandoci che ‘ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte’”. (25 apr-mol)
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