C’è il cardinale che ha stretto uno storico accordo con la Cina e quello che ha cercato di far dialogare Mosca e Kiev. E ancora chi cerca di far parlare tra di loro ebrei e palestinesi, oltre ai tanti giunti da tutto il mondo per partecipare al Conclave pronti ad avere un ruolo da protagonisti. In particolare, sono tre i cardinali italiani e nove gli stranieri ad attirare l’attenzione di analisti e media. Il primo nome che viene in mente è quello di Pietro Parolin (NELLA FOTO), Segretario di Stato vaticano nato nel 1955 a Schiavon, in provincia di Vicenza, e ordinato sacerdote nel 1980. Successivamente, è presente alla pontificia Accademia ecclesiastica e laureato in diritto canonico alla Gregoriana nel 1986. Nello stesso anno è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, che lo ha portato in Nigeria, Messico, nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e, infine, in Venezuela come nunzio, fino alla nomina come Segretario di Stato. A lui si deve nel 2018 l’importante accordo tra Santa Sede e Cina relativo alla nomina dei vescovi. Poi c’è Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana dal 2022, recentemente noto per essere stato l’inviato di Papa Francesco per una missione di pace dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Nato a Roma nel 1955, da studente liceale cominciò a frequentare la comunità di Sant’Egidio e venne ordinato sacerdote nel 1981. Anche il suo percorso, come nel caso di Parolin, ha una valenza internazionale: dagli accordi di pace in Mozambico del 1992 ai complicati anni Novanta del Guatemala, passando per il cessate il fuoco in Burundi nel 2003. L’ultimo italiano tra i papabili è Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, nato a Cologno al Serio (BG) nel 1965. Figura di spicco nella mediazione religiosa in Medio Oriente, nel 1984 è entrato nell’ordine dei frati minori francescani e nel 1990 viene ordinato sacerdote. Oltre a essere stato vicario del patriarca per le comunità cattoliche di lingua ebraica in Israele, dal 2004 al 2016 è stato Custode di Terra Santa. Successivamente, Papa Francesco lo ha nominato amministratore apostolico del patriarcato e nel 2020 patriarca di Gerusalemme. Ma il volto del prossimo Santo Padre potrebbe arrivare da un Paese europeo diverso dall’Italia. Potrebbe essere, ad esempio, quello del conservatore Péter Erdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest nato a Budapest nel 1952 e sacerdote dal 1975. Alle spalle Erdo ha 250 saggi nell’ambito del diritto canonico e della storia medievale del diritto canonico, frutto di una lunga carriera accademica iniziata nel 1986. Nel 2022 viene nominato arcivescovo di Budapest da Giovanni Paolo II, mentre dal 2006 al 2016 è stato presidente del consiglio delle conferenze episcopali europee. Un’altra possibilità è rappresentata da Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma dal 1998, nato nel 1949 a Sorengo nel Canton Ticino. Lui è cattolico per scelta, a vent’anni, nonostante la nascita in una famiglia protestante e il battesimo nella fede luterana. Nel 1971 è entrato nell’ordine dei carmelitani scalzi, diventando il primo vescovo cattolico di origine svedese dai tempi della riforma luterana e primo cardinale dei Paesi nordici europei. C’è poi il francese Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia nato nel 1958 a Sidi Bel Abbès, nella diocesi algerina di Oran. Si tratta di uno dei francesi d’Algeria rimpatriati nel 1962 alla fine della guerra, divenuto sacerdote nel 1984. Nel 2013 è diventato vescovo ausiliare di Marsiglia, di cui in seguito è diventato arcivescovo nel 2019. Per la Spagna, c’è Juan José Omella Omella, arcivescovo di Barcellona dal 2015, nato a Cretas nel 1946 e sacerdote dal 1970. Il suo passato è quello del missionario: lo è stato, ad esempio, nell’allora Zaire. Nel suo percorso, dal 1999 al 2015 è stato consigliere nazionale di Manos unidas, l’organizzazione della Chiesa in Spagna impegnata nel contrasto alla fame, mentre dal 2020 è presidente della conferenza episcopale spagnola.Ma questo Conclave, che promette di essere il più internazionale nella storia della Chiesa cattolica, potrebbe riservare delle sorprese al di fuori di Italia ed Europa. Tra le eventualità da considerare, un posto particolare spetta a Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica democratica del Congo) nato nel 1960 a Boto, nella diocesi di Molegbe. Frate minore cappuccino dal 1981 e sacerdote dal 1988, a Roma studiava all’Accademia Alfonsiana, laureandosi in Teologia morale (e insegnandola successivamente a Kinshasa). Benedetto XVI lo ha voluto come vescovo di Bokungu-Ikela nel 2004, mentre con Papa Francesco è diventato arcivescovo di Mbadanka-Bikoro nel 2016 e, due anni più tardi, arcivescovo della capitale. Figura importante nella ricerca di dialogo ai conflitti in Congo, dal 2023 è presidente dei vescovi africani e ha espresso posizioni contrarie alle aperture verso la benedizione di coppie omosessuali. Due, invece, i cardinali statunitensi che potrebbero mirare al soglio pontificio. Il primo è Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago nato nel 1949 a Omaha, nel Nebraska. Vescovo di Rapid City (Sud Dakota) dal 1998 e di Spokane (Washington) dal 2010, papa Bergoglio lo ha scelto come arcivescovo di Chicago nel 2014. A lui si devono dichiarazioni a difesa dei migranti alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Il secondo è Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark nato a Detroit nel 1952. Divenuto sacerdote nel 1978, è stato parroco e vicario episcopale finché nel 1991 si è trasferito a Roma dove è stato nominato consultore generale dei redentoristi, di cui nel 1997 è stato eletto superiore generale, guidandoli fino al 2009. Benedetto XVI lo ha scelto come segretario del dicastero per la vita consacrata, poi nel 2010 diventa arcivescovo di Indianapolis e nel 2016 di Newark. Anche lui ha mostrato vicinanza agli immigrati, dicendosi “profondamente preoccupato per il potenziale impatto delle deportazioni di massa su bambini e famiglie”. Tra le possibilità, una grande incognita è rappresentata dall’Asia. In particolare, tra i papabili c’è il filippino Luis Antonio Gokim Tagle, nato a Manila nel 1957 e attualmente proprefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Dopo anni da insegnante, Giovanni Paolo II nel 2001 lo ha scelto come vescovo di Imus, poi Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo di Manila. Nel 2015 papa Bergoglio lo ha nominato presidente di Caritas Internationalis e dopo quattro anni è stato indicato prefetto di Propaganda Fide. Altro protagonista del Conclave potrebbe essere il coreano Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero dal 2021 e parte del movimento dei Focolarini, è nato nel 1951 a Nonsan-gun Chungnam, in Corea del Sud. Trasferitosi a Roma nel 1976, dove ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1979 e ha ottenuto il dottorato in Teologia morale nel 1983 alla Lateranense, diventa in seguito sacerdote nella diocesi di Daejeon. A capo del Comitato per la Pace della Conferenza episcopale coreana, per quattro volte è andato in Corea del Nord per favorire il dialogo tra le due Coree. (23 apr-gci)
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