È da molti anni che le mafie italiane hanno aperto “agenzie di affari” in molte città europee e in America Latina. Nella mia esperienza pluriennale alla DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) e come esperto antidroga a Bogotà, ricordo che già agli inizi degli anni Novanta fu individuato a Medellin Roberto Pannunzi, un importante broker mondiale del narcotraffico, tenuto in grande considerazione dai narcos colombiani, in grado di fare ingenti spedizioni di cocaina in Italia e in altri paesi , tra cui l’Australia come ebbe a confidarmi durante la visita per un colloquio che feci nel carcere La Modelo dove era stato condotto dopo il suo arresto nella capitale antioquena mentre partecipava ad un funerale di un suo amico colombiano. Tutto reso possibile grazie alla preziosa collaborazione della Polizia Antinarcoticos.
Anche il figlio di Pannunzi, Alessandro aveva seguito l’attività del padre in Colombia ed ora, estradati da alcuni anni, sono entrambi nelle carceri italiane a scontare pene per traffico internazionale. Agenzie di affari aveva avviato anche Giusepe Nirta sempre in Colombia e Salvatore Gallina, arrestato a Valencia (Venezuela) dopo alcuni anni di latitanza, in contatto con un siciliano organizzatore di una spedizione di 260kg di polvere bianca destinata in Sicilia ai Cuntrera Caruana e sequestrata nel Porto di Felixstowe nel contesto di un’operazione congiunta Italia-Inghilterra coordinata dalla DCSA.
Il narcotraffico continua a rappresentare l’ambito di grande interesse per le mafie, data la sua elevata redditività. E si sono aperte negli anni nuove frontiere come ha ricordato di recente la Direzione Investigativa Antimafia nella sua preziosa relazione presentata in Parlamento dal Ministro dell’Interno. Così al grande interesse per le organizzazioni criminali italiane verso la Colombia e il Messico come luoghi di produzione della cocaina, si sono aggiunti, come importanti territori di transito, Brasile, Costa Rica, Ecuador, Guyana, Repubblica Dominicana mentre come basi logistiche sono emersi Paesi come Costa d’Avorio, Guinea Bissau e Ghana. In Spagna, punto di accesso principale per la cocaina destinata al mercato europeo, da molti anni sono concentrati gruppi criminali italiani, in particolare nell’area della Costa del Sol con la presenza di sodalizi della camorra (ma anche della mafia siciliana), impegnati prevalentemente nel traffico di hashish e nel favorire la latitanza di loro affiliati. Già agli inizi degli anni Novanta personale della DCSA venne inviato in missione nella zona per collaborare con la polizia spagnola.
La DIA, nella relazione del 2024 presentata in Parlamento alcuni giorni fa, ha rilevato in Spagna “..l’attivismo di esponenti di gruppi criminali non necessariamente legati ad ambienti mafiosi, proiettati verso il settore degli stupefacenti”. In Francia, poi, la criminalità calabrese e siciliana si è andata consolidando nel tempo per favorire la latitanza degli affiliati e per reinvestire nell’economia legale i capitali illeciti accumulati. Nel Regno Unito, oltre a Cosa nostra presente sin dagli anni Ottanta, più di recente è stata rilevata la presenza di alcune associazioni ‘ndranghetiste dedite al riciclaggio grazie anche al supporto di professionisti specializzati. In Belgio e Olanda la mafia calabrese ha intensificato notevolmente le sue attività sfruttando in particolare il porto di Rotterdam come uno dei principali punti di accesso della cocaina proveniente dal Sud America. ‘Ndangheta ben presente in Svizzera che è riuscita ad infiltrarsi nell’economia “...approfittando delle opportunità offerte dal sistema bancario...” (rel. DIA, cit.).
In Germania, la criminalità italiana ha cercato, nel tempo, di infiltrarsi nell’economia legale, in particolare nelle regioni del Baden-Württemberg, Renania Settentrionale-Vestfalia, Baviera e Assia, acquisendo soprattutto attività di ristorazione, come annota la DIA che ha instaurato una ottima collaborazione con le autorità investigative tedesche. In Albania, la ‘ndrangheta rimane la matrice italiana maggiormente presente nel settore degli stupefacenti. La camorra è presente da tempo in Bulgaria nella gestione di strutture ricettive. Un panorama criminale internazionale piuttosto preoccupante che va ampliandosi ogni anno.