“Tanta strada è stata fatta quest’anno. Tanto ancora c’è da fare. È stato un anno di investimento e di trasformazione, un anno di lavoro fatto con una visione chiara: il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) è un organismo di persone che lavorano a titolo gratuito, mosse dalla volontà di accorciare le distanze tra l'Italia e connazionali all'estero, per il bene di entrambe le parti". È sì un organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero ma “non nel senso di consulenza tecnica: siamo consulenti perché siamo a contatto con la vita vera di milioni di italiani nel mondo, tramite le reti associazionistiche e di rappresentanza che ci hanno eletto". “Rivendichiamo la centralità del Consiglio Generale nella vita democratica del nostro Paese, perché rivendichiamo la centralità degli italiani all'estero”. A parlare è Maria Chiara Prodi, originaria di Bologna, classe ’78, segretaria generale del CGIE da un anno, al suo secondo mandato al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Prodi parla in occasione della prossima Assemblea plenaria - la 47esima – che si riunirà a Roma dal 16 al 20 giugno. Tanti gli appuntamenti e i temi da discutere.
La prima tappa - un passaggio significativo e di grande importanza per la rappresentanza degli italiani all’estero - sarà il Quirinale: i 63 Consiglieri del CGIE verranno ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il pomeriggio del 17 giugno. “Il Cgie è un ‘canale’ tra gli italiani all’estero, l’Italia e le sue istituzioni e viceversa” spiega Prodi, residente in Francia dove è direttrice della Maison de l’Italie. “La legge istitutiva dice che il CGIE rappresenta le comunità italiane presso tutti gli organismi che mettono in essere delle politiche per gli italiani all’estero. Quindi per esempio anche le Regioni, i Comuni: siamo a disposizione perché è la nostra missione, ma è anche un obbligo di legge per le istituzioni consultarci”. “Il CGIE è un luogo di incontro e confronto, di ascolto e poi di sintesi” continua Prodi, che assicura che nell’ultimo anno “c’è stata una interlocuzione regolare con Comites e InterComites” e che si prepara ora per una settimana intensa: “I nostri territori sono in subbuglio per la legge di cittadinanza, sarà il cuore del nostro confronto, ma non il solo. Mi aspetto posizioni appassionate, ma chi cerca il confronto serio non le teme. Diversa cosa sono le polemiche sterili, che voglio credere appartengano al passato”.
Prodi terrà mercoledì 18 giugno la sua relazione presso la sala Polifunzionale della presidenza del Consiglio dei ministri, a cui farà seguito un dibattito con i consiglieri. Tra le tematiche che affronterà ci sono la cittadinanza, la messa in sicurezza del voto all’estero e gli incentivi al rientro che saranno poi portate a sintesi con l’elaborazione di proposte e pareri da sottoporre al Legislatore "con la preziosa collaborazione del CNEL, con cui firmeremo una dichiarazione di intenti" precisa la Segretaria.
“Crediamo nel valore di una cittadinanza consapevole, responsabile, non passiva” dice Prodi che ammette che le difficoltà non mancano: basti pensare a quanto il CGIE è stato penalizzato nei finanziamenti. Un altro aspetto critico - per la Segretaria - riguarda la “presenza italiana all’estero che è aumentata del 90% negli ultimi vent’anni” senza dimenticare “la crisi della democrazia” che può essere superata solo da un ritorno del dialogo, solo con la partecipazione: “Un’organizzazione come il CGIE è un organismo collegiale” che si propone di coordinare una collettività da oltre 6 milioni di persone. “L’ascolto, la discussione generale su tutti i temi è la nostra caratteristica e forza”. “Se quest’anno non ho rilasciato dichiarazioni o lanciato comunicati stampa a mio nome è perché credo fermamente nella collegialità del Consiglio Generale. Quello che conta – conclude Prodi – è portare il CGIE al centro delle relazioni istituzionali”. (PO / Gil)
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