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DAZI, GALLI: 10% CI PENALIZZA
LINEA DURA DALLA UE

DAZI, GALLI: 10% CI PENALIZZA <BR> LINEA DURA DALLA UE

“Non capisco l'entusiasmo della premier Meloni e dei ministri Giorgetti e ora anche Urso, per l'accordo sui dazi al 10%: è dieci volte il livello di oggi”. Lo afferma in una intervista a La Repubblica Giampaolo Galli, direttore scientifico dell'Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica. “Nel 2024 gli esportatori americani in Europa hanno pagato, come media di tutti i dazi, l'1% secondo la Banca Mondiale. Chi invece ha esportato in America il 2%. Comunque una bella differenza con il 10%” aggiunge. “La penalizzazione c'è e anche pesante, come provano le simulazioni dei think-tank. L'Ispi calcola che con i dazi al 10% l'Italia perderà lo 0,1% di Pil, e parliamo di un Paese che crescerà, dice l'Istat, dello 0,6%. Certo, i dazi al 50% spazzerebbero via l'intera crescita, e di grandezze simili si parla anche per l'Ue”. E l'inflazione? “Basta la matematica. Le esportazioni europee in America secondo Eurostat sono pari a 500 miliardi di dollari, il 2% del Pil Usa. La nuova tassa (i dazi), se pagata dai consumatori americani com'è certo, aumenta del 10% questo 2%. Ciò significa un aggravio dei costi al consumo, l'inflazione, dello 0,2%. È la differenza fra un ribasso o no della Fed. Quanto all'Italia, è istruttivo lo scenario del Centro studi economia reale. Considera, è vero, i dazi al 20% ma dà un'idea delle dimensioni del problema: nel biennio 2025-26 sono due punti in più”. E si dice sicuro che le conseguenze le pagheranno anche i consumatori Usa: “L'alternativa è che quel 10% se lo accollino le aziende esportatrici. Ma così non è per il semplice motivo che l'avrebbero già fatto. Il mercato americano è ipercompetitivo: chi vi si affaccia tira all'osso i prezzi. Gli esportatori hanno già esaurito i margini di ribasso. Il guaio è che ora - per questo i dazi abbassano il Pil italiano - i consumatori Usa ridurranno gli acquisti”, “l'alta gamma resiste perché chi compra una Ferrari, se è aumentata del 10%, neanche se ne accorge. Ma la gran parte dell'export è fatta di imprese meccaniche, farmaceutiche, tessili, e queste eccome se soffriranno per i dazi anche del 10%. E con Trump non si è mai sicuri. I suoi consulenti lo portano a compiere errori marchiani. Prendiamo acciaio e alluminio. Gli americani ne esportano in gran quantità, e sono sicure le ritorsioni: Larry Summers ha dimostrato che saranno penalizzate le industrie Usa nel mondo. I lavoratori colpiti saranno 60 volte superiori a quelli che restano in patria e Trump vuole proteggere”.

 

Intanto, come riporta il Financial Times, le capitali europee avrebbero irrigidito la loro posizione nei negoziati commerciali con Donald Trump, insistendo affinché gli Stati Uniti eliminino immediatamente i dazi sull'Ue come parte di un accordo quadro prima della scadenza del 9 luglio. Lunedì gli ambasciatori degli Stati membri avrebbero chiesto al commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, di insistere - durante il suo viaggio negli Stati Uniti in queste ore - affinché qualsiasi accordo preveda, dal 9 luglio, una riduzione dell'attuale dazio “reciproco” del 10%, oltre a riduzioni per i dazi settoriali più elevati. Le stesse fonti sostengono che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il Consiglio europeo di giovedì avrebbe insistito allo stesso modo per una linea più dura. Washington avrebbe invece indicato a Bruxelles che l’accordo più probabile sarebbe un’intesa a fasi, sul modello di quella con il Regno Unito, che lascerebbe alcuni dazi in vigore mentre i negoziati continuano. Secondo un’altra fonte, la Ue resta divisa su un’eventuale ritorsione, riducendo così l’incentivo per gli Stati Uniti a scendere a compromessi. “Il documento dal quale si parte per i negoziati - riferisce Il Giornale -, è quello inviato da Washington reso noto in occasione dell'ultimo Consiglio europeo dalla presidente von der Leyen. Un testo che i negoziatori confidano di trasformare in accordo di principio per il raggiungimento di un primo compromesso sia sui dazi sia su altri temi strategici. Tra le misure condivise in via preventiva da Sefcovic con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, così come con gli altri ministri degli Stati membri, figura la disponibilità di Bruxelles a predisporre a beneficio di Washington sia la semplificazione normativa europea sia la rimozione delle barriere interne al mercato europeo. Intanto, prima di volare negli Usa, Sefcovic ha incontrato ieri ad Ankara il ministro del Commercio turco Omer Bolat. La Turchia e la Ue sono partner commerciali, con flussi commerciali bilaterali che hanno raggiunto i 210 miliardi di euro nel 2024”. (2 lug - red)

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