La caffettiera che borbotta nel mattino di tutti è l’unico rumore che abbia un aroma, l’aroma dolce del risveglio. Chi ha scoperto il caffè merita un processo di beatificazione, chi ha reso a portata di fornello l’alchimia della bevanda nera, pure. Alfonso Bialetti, quello stilizzato sulla vostra macchinetta, l’omino coi baffi, è lui che troverà spazio nel calendario. Apre bottega nel 1919 a Crusinallo (VB): un’officina per la produzione di semilavorati in alluminio. Ma solo nel 1933, grazie al suo personale ingegno, sforna la Moka Express (design Art Decò), una vera e propria rivoluzione copernicana nella preparazione del caffè. Ci mette del suo anche il figlio Renato per far affermare la Moka nel mercato dei principali produttori italiani di caffettiere. A questa altezza temporale l’estro creativo imprenditoriale – siamo negli anni Cinquanta – incontra il Carosello, e la fortunata stilizzazione dell’omino coi baffi, uscita dalla matita di Paul Campani, diventa il simbolo del caffè made in Italy. E’ da allora che le case degli italiani si riempiono di questi apparecchi a vite, col manico nero, il becco per versare il liquido caldo nelle tazzine, i fianchi stretti che ricordano una donna con la gonna a pieghe. Manutenzione zero: basta ogni tanto cambiare la guarnizione di gomma. Leggende tante, come quella che se lasci una moka sul fuoco senza aver messo l’acqua nel fusto, scoppia. Ma non è proprio una leggenda, sarà capitato a tutti una volta nella vita avere una madre distratta. Intanto dal 2007 Bialetti Industrie è una società quotata sul MTA della borsa italiana. E la moka, seppure è un classico, s’è evoluta: ce ne sono di colorate, ce ne sono di elettriche, che fanno il cappuccino, che sono sincronizzate con la sveglia e s’accendono da sole (ah, un sogno, da piazzare sul comodino; prolungano l’illusione che quella madre distratta si ricordi di te ancora tutte le mattine, persino se hai quarant’anni). Sei stanco: ti fai un caffè. Ricevi un amico: gli offri un caffè. De Gregori si lamentava in una sua canzone: “non ho nemmeno un amico qualunque per bere un caffè”. Fossati (e la Mannoia) suggerivano che: “tra un bicchiere di neve e un caffè come si deve quest'inverno passerà”. Ma la realtà è un’altra, è quella di Erri De Luca: “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco”. E poi dicono che la semplicità non è più di moda. Provate a dirlo a Bialetti.
(© 9Colonne - citare la fonte)