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ANCORA LE MANI SULLA CITTA’

ANCORA LE MANI SULLA CITTA’

di Gabriella Turnaturi

La barbarie attira la barbarie. e così sulle ceneri della Città della scienza a Napoli arrivano tutti gli avvoltoi armati dai soliti luoghi comuni sui napoletani: esagerati, tragediatori ed imbroglioni. Nel vergognoso e stantio articolo pubblicato da Il foglio intitolato “Era meglio bruciarla prima” a firma di Camillo Longone, non manca ovviamente un attacco a Roberto Saviano, diventato ormai il parafulmine che attira le ire e gli insulti di tutti quelli che vorrebbero Napoli o cancellata o conservata in una teca insieme a pizza e mandolino . Che Napoli in mezzo a mille e una difficoltà e contraddizioni sia da sempre e soprattutto negli ultimi anni un centro di cultura e creatività non piace ai sostenitori degli stereotipi e tantomeno piace che sia sempre stato un centro di riferimento per le scienze e che osi alzare la testa. Certo la Città della scienza non era perfetta e c’erano molte lacune da colmare, progetti ancora da attuare e ostacoli politici e burocratici da superare. Ma era un bell’ esempio di spazio pubblico, un luogo d’ incontro, risignificato e vissuto quotidianamente da migliaia di persone che s’incontravano lì nelle loro diversità. Ciò che è stato distrutto è un luogo di pratiche virtuose, quelle che i cittadini mettono in campo quando s’ incontrano civilmente in uno spazio di tutti, un luogo, anche per questo, dall’ alto valore simbolico. Non so chi abbia distrutta la Città della scienza, ma chiunque ne abbia avuto la responsabilità aveva anche la volontà di fermare questa dimensione di incontro, questo agire la cittadinanza con modalità del tutto urbane. Quelli che si rifiutano di comprendere l’ importanza degli spazi pubblici, delle mille virtuose funzioni che possono assumere, specialmente in una città difficile come Napoli , sono gli stessi che desiderano accelerare lo sfascio e conservare solo il peggio del nostro paese. Che tutto vada in malora, sembra suggerire Longone, tanto peggio tanto meglio. (11 mar)



(Gabriella Turnaturi – Università di Bologna)

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