Praticamente tutti, il 97% degli adolescenti italiani, tra i 12 ed i 17 anni, usano il telefono per connettersi, mediamente per 3 ore al giorno, ma c’è un buon 30% che va oltre le 4 ore, soprattutto tra i più grandi, i 15-17 anni: un tempo che, nella maggioranza dei casi, pensano di riuscire a gestire bene, ma che per un quinto ha causato un peggioramento dei voti a scuola (e ne sono consapevoli), con molti che stanno cercando di ridurre il tempo trascorso davanti gli schermi, segno di uno sforzo più maturo di quello che ci si potrebbe aspettare. E’ quanto emerge da una indagine di Altroconsumo. Una buona percentuale (58%), inoltre, ritiene utili strumenti di auto-controllo come i tracker del tempo trascorso davanti allo schermo o la disattivazione delle notifiche. Alla domanda su cosa amino di più, prevale la connessione sociale: è innanzitutto una porta d'accesso al mondo delle loro relazioni, in particolare con le persone a cui tengono, ma anche alla creatività (musica soprattutto), a nuove conoscenze, oltre che a usi anche pratici. Praticamente tutti o quasi fanno tante attività diverse e quasi quotidianamente in alcuni casi: navigano online e cercano informazioni (100%), fanno chiamate o videochiamate (99%), guardano video o film (97%), sono sui social (92%), ascoltano musica (92%) e giocano ai giochi online (89%). Il 63% usa la rete per creare e condividere contenuti, come testi, foto o video, e lo fa quasi 3 volte a settimana. I ragazzi non “scrollano” soltanto, chiusi in casa dopo la scuola. Dagli incontri con famiglia e amici allo sport, dai corsi di musica, lingua o arte al volontariato o altre attività culturali: l’83% fa una o più di queste attività almeno tre volte a settimana. Inoltre per la maggioranza dei giovani il numero di attività online non influisce negativamente sulle attività offline; al contrario, i ragazzi più attivi online sono anche quelli più attivi “in presenza”, e questo restituisce il quadro di una generazione per la quale i due mondi non si escludono l’un l’altro. Emerge un’esistenza “onlife”, come gli esperti hanno definito l’esistenza di tutti noi d’altronde. Non tutti gli adolescenti però hanno le stesse possibilità: i ragazzi che vivono in famiglie meno agiate svolgono meno attività extrascolastiche in presenza, passano più tempo davanti agli schermi rispetto alla media e sono meno propensi a cercare di limitarsi in questo. E questo ci dice come le condizioni socio-economiche in cui i ragazzi crescono possano avere un impatto profondo anche sul loro comportamento online e sui rischi che corrono, richiedendo ancora più attenzione.
L’uso delle consolle è molto comune (soprattutto tra i maschi); il 62% si sente in grado di controllare la quantità di tempo dedicato al gioco ma in realtà emerge un rischio di isolamento o di dipendenza piuttosto significativo (infatti tre ragazzi su dieci sentono il bisogno di spendere più soldi mentre giocano, ad esempio per sbloccare livelli extra). E preoccupa il fatto che, come accade d’altronde nel mondo adulto, i ragazzi esprimano sentimenti di noia se non possono accedere ai social e di ansia quando non ricevono notifiche/messaggi o se i coetanei non reagiscono a quello che postano.
Il 75% degli adolescenti è attivo su almeno quattro piattaforme social diverse e nei due terzi dei casi si sente soddisfatto del rapporto con gli amici quando li usa. Ci sono però molti ragazzi che hanno iniziato a usare queste piattaforme prima dei 13 anni (il 9% ha iniziato a usare YouTube prima degli 8 anni, il 14% prima dei dieci usava già Whatsapp, il 9% TikTok, il 7% Instagram). E, in molti casi si accede con il proprio personale account: oltre i due terzi dei 12enni ne ha uno su Whatsapp e le percentuali sono elevate anche per Youtube (60%), Instagram (37%) e Tik Tok (35%). Ed è significativo se si considera che la maggior parte di queste piattaforme ha un limite di età minima di almeno 13 anni: da un lato vuol dire che gli attuali sistemi di verifica dell'età non sono efficaci, dall’altro che i minori sentono il bisogno di aggirarli (il 26% ammette di aver fornito un’età falsa al momento dell’iscrizione). Molti minori seguono gli influencer sui social (quello dei videogiochi è il tema più amato, seguito da sport, bellezza e moda) e la maggioranza (70%) acquista anche i prodotti consigliati. La metà - nonostante gli obblighi di trasparenza che hanno gli influencer - non si rende sempre conto che di pubblicità si tratta e non di consigli disinteressati. Il 42%, d’altronde, non è consapevole del fatto che ciò che vedono online è determinato dalla presenza di algoritmi. Un terzo (33%) dei 12-17enni si è imbattuto in almeno una situazione rischiosa di vario tipo: dai contatti da parte di sconosciuti, ai messaggi di odio e discriminatori, dai contenuti violenti e sessualmente espliciti agli atti di stalking o cyberbullismo (in percentuali minori hanno parlato di attacchi hacker, minacce di condivisione di foto intime o “challenge” online che hanno avuto conseguenze negative, come farsi del male). Molti ragazzi non sono così ingenui come da immaginario comune, anzi sembrano consapevoli delle sfide che comporta la loro vita online: circa la metà dice di essere ben informata sui rischi, su come proteggersi e reagire (in particolare i più grandi); e, nella grande maggioranza dei casi, si è prudenti sui social: si fa attenzione a cosa si condivide, si verificano le richieste di amicizia e le impostazioni di privacy del proprio account. Ed è incoraggiante il fatto che i ragazzi che adottano più misure di sicurezza sui social siano anche quelli che poi si trovano ad affrontare meno minacce. Tuttavia ben il 30% non si sente informato su come dovrebbe reagire in caso di minacce online e il 26% ammette di falsificare l’età quando si iscrive a una piattaforma. Inoltre il 10%, soprattutto tra i più piccoli, confessa di aggirare i limiti posti dai genitori all’uso dei dispositivi. Il 91% dei 12-14 anni ha restrizioni di vario tipo, dal monitoraggio dei profili sui social fino ai limiti al tempo e alle app da poter usare; si scende di parecchio, al 75%, per i 15-17enni. In generale si riconosce il ruolo dei genitori (più che dei governi) nel porre delle regole nell’accesso a rete e dispositivi e molti (76%) pensano che “gli adulti dovrebbero pensare a limitare l’uso che fanno loro degli schermi prima di chiederci di fare altrettanto”. Ben l’86% pensa che dovrebbero esserci delle restrizioni per i minori su alcuni tipi di contenuti online e nella maggioranza dei casi considerano le attuali regole insufficienti per tutelarli. Quanto alle singole misure, potrebbe stupire, ma la grande maggioranza le ritiene utili. Le iniziative che riscuotono più successo sono quelle "di default", che dovrebbero far parte, sin dalla progettazione, di piattaforme e dispositivi (contenuti inappropriati offuscati, impostazioni standard come autoplay dei video o degli scroll infiniti disattivati ecc.); ma sono apprezzate anche le misure che aumentano la loro autonomia e consapevolezza, garantendogli più controllo (richieste esplicite su cosa gli interessa piuttosto che profilazione ecc.). Sul divieto di smartphone personali a scuola, recentemente entrato in vigore anche per le scuole superiori, ben il 49% lo ritiene molto utile, ma – nella grande maggioranza dei casi, appunto – per i più piccoli. Gli strumenti di intelligenza artificiale che generano testi, immagini, video (ChatGpt, Gemini ecc.) sono i più recenti nel panorama digitale, ma praticamente tutti gli adolescenti (98%) sanno cos’è l'AI. E mentre il mondo degli adulti sta prendendo ancora le misure, la maggioranza di loro già ne fa uso, anche tutti i giorni: una diffusione che dimostra quanto i ragazzi siano interessati e aperti alle innovazioni. Allo stesso tempo, però, non sono sempre in grado di affrontare i nuovi rischi e le nuove sfide che questa rivoluzione porta con sé, come le immagini o i video finti, creati con l’AI. (1 dic – red)
(© 9Colonne - citare la fonte)




amministrazione