Non c'è stato nessuno stop, nel senso che, come tutti sanno, i disegni di legge devono essere esaminati dalle due Camere. C'è stata una mancata accelerazione: mi sembra doveroso, di fronte a un disegno di legge importantissimo, che vuole valorizzare l'autodeterminazione della donna, che però ha avuto una serie di indicazioni di possibili criticità. Oggi abbiamo ascoltato sia le Camere penali, sia l'Anm, e anche oggi sono state sollevate delle perplessità". A parlare è Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, al termine della prima giornata di audizioni sul ddl che modifica l'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso. Un provvedimento che, nelle attese, doveva essere approvato lo scorso 25 novembre (insieme al reato di femminicidio alla Camera), ma il via libera definitivo nella giornata contro la violenza sulle donne non è arrivato a causa della richiesta di approfondimenti da parte dei senatori di maggioranza, nonostante che a Montecitorio l’approvazione fosse giunta a seguito dell'intesa Meloni-Schlein. "Le perplessità - spiega ai cronisti la senatrice della Lega - vengono dalla necessità di evitare che ovviamente ci possano essere strumentalizzazioni della fattispecie. Questo non significa che bisogna arrendersi, per il semplice fatto che se oggi noi non scrivessimo la norma, andrebbe avanti tutto com'è adesso: ovvero che c'è una norma sul codice, ma quello che viene applicato è una grande valorizzazione del consenso della donna, però sceglie il giudice se applicarla o meno. Cioè la norma che dobbiamo applicare in realtà già è applicata dalla giurisprudenza. A chi è favorevole e a chi è contrario, dico di tener conto che comunque la giurisprudenza già è avanti. Qual è il tema dei temi? Secondo me dobbiamo trovare una soluzione in cui ci sia il consenso, ma il consenso sia riconoscibile. Questo dovrebbe essere il punto di equilibrio, cioè evitare che questo consenso sia un concetto del tutto astratto ed evitare appunto che al contempo ci possano essere strumentalizzazioni". "Poi - continua Bongiorno - si è fatto cenno al fatto che nella norma, così come per ora è scritta, tutti gli atti sessuali sono sullo stesso piano, mentre magari bisogna diversificare la gravità, un bacio e una penetrazione dovrebbero avere sanzioni diverse". "Bisogna lavorare - conclude la presidente della Commissione Giustizia - da un lato per distinguere le condotte vietate, perché un bacio dato senza consenso è una cosa, una penetrazione data senza consenso è un'altra, quindi non dobbiamo equiparare gli atti sessuali. Questo dal punto di vista delle aggravanti, ma è la parte più facile da scrivere. Il problema che stiamo discutendo è se scrivere nella norma se dobbiamo stare attenti al consenso, al dissenso o alla riconoscibilità del consenso e del dissenso, che sono delle parole importantissime nel momento in cui però ovviamente si crea un reato, quindi non è facilissimo da scrivere. La grande sfida è trovare un punto di equilibrio". "Stiamo facendo delle audizioni - precisa - proprio per capire se nella norma bisogna indicare gli elementi della riconoscibilità e quali dovrebbero essere, oppure se lasciarli all'interprete". Dal canto suo, nel corso dell'audizione, il presidente dell'Anm Cesare Parodi ha sottolineato che "la valutazione delle situazioni e dei contesti è un criterio a cui non possiamo rinunciare". (Roc)
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