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direttore Paolo Pagliaro

CHI ACCUMULA E CHI NO
NELL’ITALIA DISUGUALE

di Paolo Pagliaro

Ci si chiede come sia possibile che, con gli stipendi più bassi d’Europa, gli italiani abbiano anche il risparmio privato più alto. Alla fine del 2011 la ricchezza netta delle famiglie italiane era infatti di circa 8.619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite e a 350 mila euro in media per famiglia. Per ricchezza netta si intende la somma di attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) e di attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passività finanziarie (mutui, prestiti personali, ecc.). Nel confronto internazionale le famiglie italiane mostrano un’elevata ricchezza netta, pari, nel 2010, a 8 volte il reddito disponibile, contro il 7,8 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 5,3 degli Stati Uniti. Esse risultano inoltre relativamente poco indebitate, con un ammontare dei debiti pari al 71 per cento del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone è del 125 per cento, nel Canada del 150 per cento e nel Regno Unito del 165 per cento).
Ma bassi salari e grande ricchezza difficilmente vanno d’accordo e infatti, andando a scavare, ci si imbatte in molte sorprese.
Per quanto riguarda i salari, si scopre che in realtà l’Italia ha tre Pil: uno ufficiale, uno sommerso e uno criminale. Il secondo, quello sommerso, ha raggiunto ormai quota 540 miliardi di euro equivalente al 35% del Pil ufficiale. Del terzo non si hanno stime precise ma c’è chi calcola che l’economia criminale valga circa un quinto del prodotto interno lordo.
Dunque la classifica dei salari resa nota recentemente dalla Bce (con i lavoratori tedeschi che guadagnano 10 mila euro in più di quelli italiani) fotografa solo una parte dell’economia nazionale, quella delle aziende regolari con almeno 10 dipendenti. Difficile che siano questi ultimi, con i loro 23 mila euro lordi l’anno, a incrementare lo stock di risparmio privato che tanto ci rende orgogliosi nei confronti internazionali.
E’ più probabile che il merito statistico sia da attribuire a quel 10% di famiglie più agiate che – secondo i dati della Banca d’Italia - possiedono quasi il 45% della ricchezza complessiva.

(© 9Colonne - citare la fonte)