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direttore Paolo Pagliaro

IMPRESA E COESIONE
PER SALVARE IL LAVORO

IMPRESA E COESIONE <BR> PER SALVARE IL LAVORO

Si è svolta ieri a Roma l’Assemblea nazionale di Confesercenti, dedicata quest’anno al valore del lavoro – dipendente e autonomo – come motore della crescita e del benessere del Paese. Nella sua relazione, il presidente nazionale di Confesercenti, Nico Gronchi ha delineato un quadro economico e sociale complesso, segnato da tensioni internazionali, rallentamento della crescita e indebolimento del potere d’acquisto, ma anche da importanti potenzialità delle imprese diffuse, cuore del terziario e del turismo. Gronchi ha aperto il suo intervento ricordando che: “Parlare di lavoro per noi significa parlare di lavoro autonomo, di lavoro dipendente… significa avere il coraggio di parlare di povertà del lavoro anche per imprenditori e autonomi, di contratti, di welfare e bilateralità; significa, cioè, parlare dei temi che ruotano intorno alla persona, alla dignità delle donne e degli uomini che ogni giorno contribuiscono allo sviluppo economico e sociale di questo Paese” richiamando la connessione tra lavoro, impresa e coesione sociale.

Sul fronte macroeconomico, Gronchi ha ricordato l’impatto delle tensioni geopolitiche e delle nuove politiche commerciali, citando le previsioni Ocse e Istat sulla bassa crescita dell’Italia nei prossimi anni, ma sottolineando anche la solidità dei fondamentali e “lo spread a quota 70, il miglior risultato dal 2009”. Tuttavia, ha evidenziato come il Paese resti frenato da debolezze strutturali: export in affanno, investimenti rallentati, perdita di potere d’acquisto delle famiglie e calo della popolazione in età lavorativa. Il presidente ha dedicato un passaggio ampio alla crisi del lavoro e alla crescita del lavoro povero. “Tra il 2019 ed il 2024, i redditi da lavoro reali… sono diminuiti in media del 3,7%”, ha ricordato, denunciando la concorrenza sleale dei contratti in dumping. Ha parlato di “circa 1,5 miliardi di euro sottratti alla nostra economia ogni anno dai contratti pirata”, rilevando come essi riducano retribuzioni e tutele e danneggino tanto lavoratori quanto imprese corrette.

Gronchi ha richiamato anche il paradosso di un’occupazione ai massimi storici che si accompagna a salari bassi e maggiore difficoltà di accesso al lavoro per i giovani. Ha apprezzato alcuni interventi presenti nella manovra – detassazione degli aumenti contrattuali, tassazione ridotta degli straordinari – ma li ha definiti insufficienti, chiedendo correttivi per il terziario e una distinzione netta tra contratti rappresentativi e contratti in dumping. Ampio spazio è stato dedicato alla carenza di competenze e alla difficoltà delle imprese nel reperire personale adeguato. “Oltre la metà dei lavoratori italiani giudica insufficienti le opportunità di sviluppo professionale”, ha citato, richiamando la necessità di un sistema formativo più connesso con il mercato del lavoro e le transizioni digitale ed ecologica. Critica la fotografia del tessuto imprenditoriale del terziario, che in dieci anni ha perso oltre 140mila imprese: “Una desertificazione che impoverisce i territori”. Nel turismo, Gronchi ha rilevato la crescita della domanda straniera ma anche la frenata dei consumatori italiani, conseguenza diretta della stagnazione dei consumi interni.

Sul fronte della digitalizzazione, il presidente ha riconosciuto i progressi delle imprese, ma ha denunciato le asimmetrie concorrenziali con i grandi operatori globali: “Per anni abbiamo chiesto una web tax… Il quadro concorrenziale va riequilibrato”. Ha ricordato che le vendite online nel 2024 hanno superato i 40 miliardi, con forti concentrazioni di mercato, e ha sostenuto la necessità di strumenti e incentivi dedicati alle MPMI. Gronchi ha inoltre sostenuto l’introduzione del dazio sui piccoli pacchi extra-Ue e proposto un fondo per la rigenerazione urbana alimentato da un contributo dell’1% sulle vendite dei big players. Ha richiamato i dati sulla perdita di servizi nei territori e sul numero crescente di comuni privi di attività commerciali essenziali.

Sul piano normativo, ha salutato positivamente il primo DDL annuale per le MPMI previsto dallo Statuto delle imprese, ma lo ha giudicato ancora insufficiente rispetto alla “drammatica denatalità delle imprese”. Quanto alla manovra per il 2026, ha riconosciuto la necessità di un approccio prudente ma ha ribadito che “la leva fiscale avrebbe richiesto un’azione più decisa”. Gronchi ha poi richiamato l’impatto dei conflitti globali sulle economie, sottolineando che un miglioramento del quadro internazionale potrebbe generare un incremento del PIL del 3,8% nel triennio e una ripresa dei consumi di 78 miliardi. Ha però ribadito l’impegno della piccola impresa italiana, che “si ibrida, entra in multicanalità, ma rimane con radici ben profonde nei propri territori”. In chiusura, il presidente ha scelto una dichiarazione di impegno anziché un elenco di richieste al Governo: “Il ruolo sociale delle imprese… è centrale e fondamentale per garantire coesione ed equità”. Ha ricordato i servizi messi a disposizione da Confesercenti – dal microcredito al welfare fino alla formazione per l’intelligenza artificiale – e ha presentato tre direttrici strategiche: un patto sociale contro il dumping, un progetto nazionale di rigenerazione urbana e una nuova visione della coesione sociale orientata a giovani, donne e impresa diffusa. “Lavoro, impresa, coesione sociale quindi: questa è la nostra dichiarazione di impegno, per le imprese, per il Paese, per il futuro”, ha concluso. (10 DIC - red)

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