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Quegli irriducibili minoritari
che sognavano un'altra Italia

Quegli irriducibili minoritari <br> che sognavano un'altra Italia

Davide Di Falco

Nel dicembre 2023, a Lucca, si è tenuto un convegno dedicato al giornalismo, alla letteratura e all'impegno civile nei primi vent’anni dell’Italia repubblicana. L’ha promosso il Centro Pannunzio di Torino. Chi se lo fosse perso può riascoltare gli interventi su Radio Radicale, oppure – meglio ancora – leggerli nel volume che li raccoglie, (Giornalismo, letteratura e impegno civile nel primo ventennio dell’Italia repubblicana, a cura di Gerardo Nicolosi e Carla Sodini, tab edizioni («Le ragioni del tempo – collana di storia e politica»), Roma, 2025, 342 pp.).  Gli atti di convegno, si sa, spesso invecchiano in fretta. Questo libro, invece, compatto e polifonico, promette di tenere a lungo compagnia al lettore. Al centro, c’è il milieu liberal-radicale de «Il Mondo» (1949-1966) di Mario Pannunzio, il più bel settimanale del dopoguerra: una terza via (una via di fuga) rispetto ai dogmatismi uguali e contrari di comunisti e democristiani. Una buona occasione, questa, per scoprire zone in ombra di Flaiano, Brancati, Benedetti o Silone: scrittori amanti della libertà e allergici agli arruolamenti definitivi. Figurarsi. Flaiano una volta, sparigliatore di sé stesso, abbandonò un ottimo lavoro e a un’amica confidò: «Io odio i finali che si possono indovinare». 
Gli autori non vogliono andare per l’ennesima volta la sera in Via Veneto. Lo scopo è semmai di perfezionare, senza sconti e nostalgie, la storiografia dedicata a quest’irripetibile avventura editoriale. È perciò necessario il prequel riservato al quotidiano pannunziano «Risorgimento liberale», di cui il giovane Pannella portava in classe due copie: una per sé e una per i possibili interessati – erano le prove generali dei convegni degli «Amici del Mondo». Ma prezioso è anche il ritratto di un fratello maggiore di Pannunzio, quel Longanesi, geniale inventore del rotocalco, che inventava pure gli scrittori e accorciava loro – parola di Montanelli – la ricerca di sé stessi. Di Brancati, per esempio, capì quasi tutto l’essenziale quando lo definì un Gogol’ siciliano in miniatura.
Molte pagine sarebbe bello richiamare: quelle dedicate alle personali crociate di Brancati e Silone contro la censura e l’ortodossia (inclusa quella antifascista); oppure quelle, caustiche, dedicate a Ernesto Rossi, a una fabbrica decotta e al vizio impunito, molto italiano, dell’assistenzialismo.
In queste pagine, si è capito, s’incontrano laici veri, laici tignosi. Tra questi, il filosofo Guido Calogero, che diffidava persino della benintenzionata ora di educazione civica e riteneva che davvero morale è solo chi aiuta il prossimo a essere un po’ meno peggio di quel che è. Di santini, allora, non c’è traccia. Lo stesso Pannunzio non è solo il lettore inquieto di Tocqueville o il talent scout che stanò tra gli altri Angiolo Bandinelli, poi elegante firma del «Foglio». È il giovanotto insospettabile che lanciò una sedia del Caffè Aragno contro un gerarca il quale rimproverò qualcuno di aver usato il ‘lei’ anziché il fascistissimo ‘voi’. Ed è, naturalmente, il paziente artigiano che, un metro da sarto sulle spalle, tagliava le fotografie da inserire ne «Il Mondo» – immagini che entravano in cortocircuito spiazzante con gli articoli, e che meriterebbero un libro a parte.
Il volume curato da Nicolosi e Sodini è dunque una galleria degli irriducibili minoritari che in Via della Colonna Antonina sognavano un Paese diverso, più moderno, civile e spregiudicato: intellettuali a prima vista compassati, ma nel foro interiore eccentrici e inclini alla provocazione. Gli studi qui raccolti, allora, tutti insieme, sono anche un tonificante prontuario di storie di un’altra Italia, per dirla col titolo di un libro di Alberto Saibene.
Certo, quello de «Il Mondo» è per molti aspetti un mondo di ieri. Da questa fotografia di gruppo non trapela però soltanto la solitudine, un po’ malinconica, di essere laico. Emerge anche il disdegnoso gusto di esserlo. E la passione mai spenta per i finali che non si possono indovinare.

(da mentepolitica.it)

(© 9Colonne - citare la fonte)
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