Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

TELEVISIONE E MEMORIA, L’IRRESISTIBILE FASCINO DELLA NOSTALGIA

Giovanna Lasalvia

“Diecimila protagonisti dello spettacolo, della politica, della poesia, del giornalismo, della scienza e dello sport tutti insieme nella più spavalda, sfacciata e sfaccettata rivista di immagini. Diecimila facce che dal 1954 hanno fatto, e oggi rifanno, la storia dell’Italia televisiva”. Così la Rai, all’inizio dell’estate 2012, presentava il programma che ha tenuto compagnia agli italiani nella fascia televisiva del cosiddetto “access time”, cioè a ridosso della prima serata: “Techetechetè, il Nuovo che Fu” . “Techetechetè”, firmato da Elisabetta Barduagni, si basa su filmati d’archivio: il programma ha riaperto al pubblico le Teche della Rai  regalando ai più giovani la storia della televisione e a chi ha qualche anno in più un po’ di nostalgia. I frammenti in bianco e nero hanno preso il posto di  “DaDaDa” conservando, tuttavia, le caratteristiche strutturali del programma che ha vinto la gara degli ascolti delle ultime stagioni estive televisive. “Techetechetè” non è stato da meno: ha sistematicamente sconfitto la concorrenza (tra tutti, le aspiranti “Veline” di Canale 5) confermandosi, spesso, il programma più seguito della giornata. Nessuna produzione, nessun acquisto: solo il passato che torna sul piccolo schermo. Nella tv ai tempi della spending review il programma più “low cost” del palinsesto si è rivelato un successo, un tesoro in un periodo di crisi. Non solo economica ma forse anche di idee. Il risultato finale è stato un esilarante gioco: un post-spettacolo in forma di tele-rivista che affianca Raffaella Carrà a Indro Montanelli, Paolo Panelli ad Umberto Eco, il Quartetto Cetra a Roberto Benigni, Umberto Saba a Sandra e Raimondo, le gemelle Kessler a Corrado , e così via dal ’54 ai giorni nostri. Proprio perché TecheTecheTè è stato il programma televisivo più seguito della stagione la Rai ha deciso di proporlo anche per quest’estate anche se con una rinnovata veste grafica e un nuovo percorso editoriale. Caratteristica principale resta  l’incalzante  intersecazione tra situazioni e personalità, i voltapagina – ossia i siparietti in cui figure impertinenti liquidano con battute pertinenti la scenetta che precede –  e gli  accostamenti, ancora una volta  audaci: Rita Levi Montalcini con Nino Manfredi, Enrico Berlinguer con  Rosario Fiorello, Giorgio Almirante con Luciana Littizzettoi. Figure nobili della storia nazionale – letterati, scienziati, statisti -  che hanno affidato alla televisione dal 1954 ad oggi il loro pensiero, che TecheTecheTè decontestualizza, ritaglia e trasforma in motto, in arguzia da palcoscenico.   La forza del programma è infatti il montaggio: pillole di passato ben confezionate, ritmi da spot, una sintesi efficace e accattivante di quello che è uno sterminato archivio. La tv del passato al servizio del flusso vorticoso della tv di oggi, la testimonianza al servizio della modernità. La formula funziona ma dietro ci sono ricercatori, archivisti, montatori che hanno tagliato e cucito. Va però sottolineato che molti altri programmi targati Rai attingono dal milione di ore catodiche racchiuse nell’archivio delle Teche . Basti pensare a  “Tale e quale show” di Carlo Conti dove un gruppo d’artisti gioca a imitare colleghi famosi: la performance dei vip in gara viene accompagnata, infatti, da video d’altri tempi. Senza dimenticare che lo stesso Conti ha deciso di riproporre “Canzonissima” all'interno di “I migliori anni”. Ma non è solo la Rai ad avere memoria di sé. Cambiando canale la “nostalgia” è la stessa. Con “Studio 5” Alfonso Signorini ha raccontato  30 anni di Canale 5: filmati inediti, ricordi, aneddoti e curiosità mai svelate prima d’ora. Canale 5 è una rete molto seguita dai giovani e proprio i telespettatori più giovani, grazie a “Studio 5”, hanno visto per la prima volta alcune tra le trasmissioni entrate nella storia della tv: da “Passaparola” al  “Karaoke”, da “Amici” al “Grande Fratello” passando per “La Corrida” , “La ruota della fortuna”, “Il pranzo è servito”. I più nostalgici hanno certo apprezzato i video riproposti: quelli con Corrado, Mike Bongiorno, Sandra e Raimondo, Costanzo. Insomma la tv che torna in tv. Forse perché il pubblico è stanco di talent, reality, talk politici. Certo a qualcuno verrà da pensare: “Così tanto bianco e nero spalmato in tv non vorrà anche dire poche idee, poche novità e creatività?”. E  se la tv di ieri piace così tanto oggi come sarà quella di domani? Elda Lanza, la prima presentatrice della tv italiana – è stata lei, infatti, nel 1952, a creare e lanciare la Rai sperimentale, inventando la figura della presentatrice – prova a spiegare così il successo del passato che torna in tv:  “Techetechetè – dice  ad esempio la ‘Signora della tv’ - sono spezzoni di trasmissioni andate in onda diversi anni fa, quando la maggior parte di quelli che ne hanno decretato il successo oggi – afferma parlando del pubblico - erano molto giovani o addirittura non nati. Altri  ricollegano i personaggi e le trasmissioni di un tempo a una specie di amarcord personale riferito in modo commovente ai propri ricordi. C’è quindi curiosità per alcuni e commozione per altri: in nessun caso un giudizio che sia soltanto etico o estetico”. Oggi che si sta esaurendo la spinta propulsiva dei reality show, che hanno dato benzina alla televisione italiana per circa un decennio, un’attenta osservatrice come Elda Lanza suggerisce di tornare a sfruttare l’esempio della tv di un tempo: “La televisione ai suoi inizi era fatta quasi esclusivamente da tutti gli attori, i cantanti, i comici, i presentatori, le ballerine e le star del momento, spesso coinvolti insieme per una trasmissione di un’ora. Sarebbe come se oggi ci potesse essere una trasmissione con Fiorello, Benigni, Saviano, Belen e Uto Ughi. Siamo sicuri che non avrebbe successo?”. Al contrario, siamo sicuri che ne avrebbe: basti pensare agli ascolti boom di esperimenti come quelli che hanno visto insieme Fazio e Saviano, oppure Celentano e Morandi senza dimenticare Fiorello e i suoi show. Eventi “moderni” ma che allo stesso tempo sono già dei classici. Non sappiamo ancora come sarà la tv di domani ma una cose è certa: staremo a guardare. (29 – lug)

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