Esiste da sempre, esiste da prima, prima dell’avvento del colore, prima del telecomando, dell’LCD piatto a parete, dello Smart Tv, e ci sarà sempre, perché Pippo Baudo ha conquistato due antonomasie: una è quella di aver iniziato a fare televisione - si può dire - ancor prima dell’apertura del sipario, e due è ancora in campo, anzi sul palco. Baudo è uno che ha condotto più Sanremo di quante note esistano in natura (esclusi bemolle e semitone), uno che ha scoperto tutti. Dobbiamo ringraziare l’alto artista siciliano, per la più amata dagli italiani, Lorella biondissima Cuccarini, emblema di una bellezza assoluta, seppur priva di malizie, una bellezza a tutto pasto, capace di ballare, perché “con questa voglia di ballare sono nata, nata” – e qui se non ricordiamo male, faceva una coreografia alata con le mani, che sembravano mimare due farfalle, davvero fantastico... o forse erano delle cicale, boh – come di parlare, di condurre, di crescere mai scotta, a fianco ad una Scavolini. A Pippo si deve anche Beppe Grillo, lo ha ricordato il noto presentatore in persona, invero con una punta di risentimento: “Beppe Grillo è tra i talenti che ho scoperto, ricordo di avergli fatto fare un provino in televisione e di averlo fatto debuttare una settimana dopo. Adesso ha intrapreso questa strada politica, ma secondo me non ha le idee del tutto chiare”, non le ha chiare, nessuno le ha di questi tempi. A parte l’inventore di “Fantastico” che insiste nel dire: “Sono andato via dalla Rai a causa di Grillo per una sua battuta pepata che riguardava i socialisti al tempo di Craxi”. L’aneddoto non è nuovo, e forse nemmeno vero in senso assoluto. Per questo ha sollevato un polverone (più una tempesta in un bicchiere); perché rivisita la realtà. Grillo che istantaneo flagella Baudo sul suo blog, coi toni che gli sono propri, nella pesantezza sistematica che ormai non ha alcun peso. Poi ancora il “Corriere della Sera” che interviene sulla disputa (chi ha cacciato chi) a mettere i puntini sulle “i”. Chi è il cacciato? Baudo? Ma scherziamo. E’ Beppe. No, è Baudo. No, Beppe. E mentre storicizziamo l’editto grillo-baudesco, non ci accorgiamo che gli unici ad essere stati cacciati dalla mensa aurea della Rai siamo noi, incapaci di partecipare alla spartizione della torta, mentre entrambi Baudo e Grillo, fino a prova contraria hanno attive e redditizie e lunghissime carriere (native Rai). Per dire una cosa che fa sempre presa: Baudo, quando Enrico Manca, allora presidente della Rai, lo definì in senso spregiativo “nazional-popolare”, riparò da zio Silvio, con un compenso pattuito di 50 miliardi di vecchie lire in 5 vecchi anni. Miliardi, non milioni, si è letto bene. Ebbene il cachet non fu onorato, la presenza di Pippo nelle spire del biscione durò poco, ed egli fu costretto a cedere un palazzo romano alla Fininvest, come risarcimento per aver rotto il contratto. Un palazzo, non una casa, un palazzo, dove per lungo tempo è stato ospitato il Tg5, e pare che alcuni divertiti direttori di testata lo ribattezzarono “Palazzo Baudo”. Altri tempi, di prima della crisi nera, di prima delle revisioni di spesa, prima della chiusura di questo o quel programma, perché gli introiti pubblicitari sono calati, sai com’è… Prima potevano nascere e prosperare i baudi, i grilli. Gli stessi che ci saranno ancora domani, perché hanno avuto in sorte la golden share del successo nazional-popolare. In mezzo, niente: terra bruciata, e nemmeno una nuova Lorella che ti prepari il brodino.
Valerio de Filippis
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