Roma, 18 apr - Prima sposa e
madre, poi “divorziata”, poi paritaria, libera ed indipendente ed infine
professionale ed istituzionale. Dalla cucina al Parlamento, la donna oggi ricopre
posizioni tradizionalmente occupate dagli uomini e a questo “slancio sociale”
durato più di trent’anni, ora è la linguistica a chiudere il cerchio. Varcata
la soglia istituzionale, per la donna politica ora si cerca un appellativo: ministro
o ministra? Una sfida a cui sarà sottoposto il linguaggio scritto e parlato e
non sarà solo la lingua ad essere alle prese con questi “amletici”
interrogativi. Emergono, infatti, importanti implicazioni politiche, sociali e
culturali da una modalità della comunicazione rivolta o meno alla tutela del
genere. La questione rappresenta il nucleo centrale del quarto numero di Lid’O
- “Lingua Italiana d’Oggi”, (Bulzoni editore), pubblicazione di approfondimento
di vari settori e aspetti dell’italiano contemporaneo diretta da Massimo
Arcangeli, Ordinario di Linguistica Italiana presso l’Università di Cagliari,
che sarà presentata martedì 22 aprile alle ore 17 presso la Sede Centrale della
Società Dante Alighieri. Un approccio non solo filologico, dunque, ma
innovativo e sociale. Un problema, quello del “maschile” linguistico che in
altre lingue trova già un adeguamento: nelle Università tedesche, ad esempio,
si usa “dekanin” per una donna che sia decana, mentre nei documenti burocratici
italiani s'incontra solo il termine “decano”. All’elenco dei termini senza “a”
per le figure istituzionali femminili, il linguaggio corrente propone anche
altri esempi: accanto ai termini comunemente usati i termini infermiera o
ragioniera, l'introduzione del termine ingegnera, che appartiene allo stesso
tipo di formazione suffissale, non è ancora diventata di uso comune. In ambito
istituzionale alla declinazione delle cariche al femminile (sindaca, ministra,
assessora), già oggetto di esplicito pronunciamento ufficiale in altri stati
europei come la Francia,
in Italia si risponde sempre storcendo un po’ la bocca. Il tema, affrontato in
maniera tecnica e argomentata dall’editoriale di Arcangeli dal titolo “Di che
gender sei”, viene sviluppato nelle sue
connessioni ideologiche e culturali con la società odierna attraverso gli
interventi di Barbara Pollastrini e Stefania Prestigiacomo, già titolari del
Dicastero per i Diritti e per le Pari Opportunità nel corso dei due precedenti
governi. Da segnalare, alla luce del dibattito che ha sollevato sul quotidiano
“La Repubblica”,
il contributo di Dora De Maio dedicato alla “lingua dei docenti universitari”.
Il quarto numero di Lid’O propone anche l'intervento di Francesco Bruni su
“Centralizzazione e federalismo, italiano e dialetti: coppie asimmetriche”, e
un altro di Vittorio Coletti e Manuela Manfredini sulle parole condannate o
condannabili nell’aula giudiziaria per il loro carattere offensivo e un articolo
di Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, sulla
realtà dei Comitati della “Dante” in Argentina, da sempre consolidata e in
continua crescita come la richiesta della lingua italiana. All’incontro romano
prenderanno parte, tra gli altri, il direttore Arcangeli, il professore Tullio
De Mauro, docente di Linguistica Generale presso l’Università “La Sapienza” di Roma, il
dottor Alessandro Masi, segretario generale della “Dante”, la professoressa
Franca Orletti, docente di Linguistica e Glottologia presso l’Università di
Roma Tre e la professoressa Isabella Pezzini, docente di Semiotica dei costumi
presso l’Università “La
Sapienza” di Roma.
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