Parigi, 2 giu - Il mondo della moda dice addio a Yves Saint
Laurent. Lo stilista settantunenne se n’è andato dopo una lunga malattia, che
non gli ha tuttavia impedito di occuparsi fino all’ultimo giorno della sua
fondazione, anche dopo l’addio alle passerelle, nel 2002. A dare la triste
notizia della sua scomparsa è stato il suo storico socio e amico, Pierre
Berge’, al suo fianco da moltissimi anni. “Gabrielle Chanel ha dato alle donne
la libertà. Yves Saint Laurent ha dato loro il potere - ha detto ai microfoni
di radio Info France -. Come tutti i creativi Yves Saint Laurent aveva due
facce, una pubblica e una privata”. Saint Laurent approda giovanissimo - a soli
17 anni - alla maison Dior, dove carpisce tutti i segreti della moda
dimostrando da subito talento e personalità. E’ lui a succedere al grande sarto
parigino nel 1957, dopo la sua prematura morte. Solo cinque anni dopo lo
stilista decide di fondare la maison Saint Laurent: ad affiancarlo c’è l’uomo
che lo avrebbe accompagnato lungo tutta la sua sfavillante carriera, Pierre
Berge’. Ben presto le sue creazioni conquistano le prime pagine dei giornali e
il cuore delle donne più eleganti del mondo. Saint Laurent rivoluziona il
guardaroba femminile: introduce il nero - fino ad allora considerato
esclusivamente il colore del lutto - e i capi maschili come lo smoking, il
blazer e soprattutto il tailleur-pantalone. E’ lui a lanciare la moda del
nude-look e del look safari - facendo sfilare la prima sahariana nella storia
delle passerelle -, a riscoprire il fascino dell’etnico e a celebrare il genio
di maestri del Novecento come Picasso, Matisse, Braque, Mondrian, Andy Warhol,
e David Hockey attraverso le sue creazioni. La sua moda è stata un inno alla
donna forte e sicura di sé, che gioca con la seduzione e che non ha paura di
osare. A cominciare dagli arditi accostamenti cromatici del fuxia con il rosso
o del nero e con il beije. Saint Laurent ha sempre difeso il valore dell’alta
moda senza mai scendere a compromessi, ma allo stesso tempo è stato capace di
intuire le infinite potenzialità economiche del prêt-à-porter e, forse ancor
più, del mondo dei cosmetici e dei profumi. Quando nel 1999 la sua maison viene
acquistata dal gruppo Gucci, monsieur Saint Laurent continua a occuparsi
dell’haute couture affidando a Tom Ford le linee più commerciali. La sua ultima
sfilata per l’alta moda - la duecentesima della sua carriera - nel gennaio
2002, è stata un viaggio all’indietro del tempo, un’onirica carrellata delle
sue più belle collezioni. In passerella ben cento top-model di ieri e di oggi -
da Iman a Claudia Chiffer, da Letizia Casta a Carla Bruni, da Naomi Campbell a
Jerry Hall - che hanno sfilato di fronte a duemila fortunatissimi ospiti del
Centre Pompidou. La genialità, la carica innovativa, l’eleganza di Saint
Laurent hanno segnato il cammino di molti stilisti che hanno mosso i primi
passi nel mondo della moda quando monsieur era già considerato un’icona
vivente: Christian Lacroix, Jean Paul Gaultier, Marc Jacobs, Oscar de la Renta, Yohji Yamamoto e Vera
Wang sono solo alcuni tra i designer che hanno reso pubblicamente omaggio
all’uomo che la leggendaria Diana Vreeland, prima e inimitabile direttrice di Vogue
America, ha definito “il pifferaio magico della moda”. “Sono sconvolta. Se io
oggi faccio moda è per merito suo - ha detto l’americana Vera Wang al magazine
WWD -. Ho vissuto a Parigi proprio accanto alla sua prima casa di moda. Mia
madre adorava il suo lavoro e me lo ha fatto conoscere quando avevo sedici
anni. Mi sono innamorata della moda grazie a Yves Saint Laurent. E’ stato lui
la prima superstar internazionale nell’era moderna”. Commozione e riconoscenza
anche nelle parole di Lacroix, tra gli ormai pochi protagonisti francesi
dell’alta moda parigina: “Chanel, Schiaparelli, Balenciaga e Dior hanno fatto
cose straordinarie, ma hanno lavorato entro i confini di uno stile particolare
- ha spiegato -. Yves Saint Laurent è come la combinazione di ciascuno di loro.
Aveva la forma di Chanel, l’opulenza di Dior e l’umorismo di Schiaparelli”. L’indole
introversa, la tendenza alla depressione, l’abuso di alcool e droghe hanno reso
Saint Laurent un personaggio sempre più schivo e riservato, che amava rifugiarsi
negli splendidi giardini della villa che fu del pittore Jacques Majorelle, a
Marrakech, da lui acquistata nel 1966. I funerali avranno luogo a Parigi
venerdì prossimo. “Da molti anni non usciva più, vedeva troppo poca gente - ha
raccontato Berge’ - Si muoveva soltanto, accompagnato dal suo autista, dal suo
domicilio alla casa di moda. E’ cosi’, in questo breve percorso, che vedeva la
vita nella strada”. Dopo Tom Ford è oggi l’italiano Stafano Pilati, direttore
creativo della maison, ad aver raccolto l’eredità di monsieur. Rilanciando,
dopo un periodo di stasi, il marchio a livello internazionale senza tradire lo
spirito e la filosofia del suo mentore. Sarà la super-model Naomi Campbell a
succedere a Kate Moss come nuova testimonial del brand per la campagna
pubblicitaria dell’autunno/inverno 2009. Alla domanda su cosa conservare
dell’immenso patrimonio di Saint Laurent, Berge non ha dubbi: “Senz’altro lo
smoking. E’ quello che simbolizza meglio la sua complicità con le donne”. (Alessandra
Scotacci)
(© 9Colonne - citare la fonte)