Roma, 9 giu - Tornare a
suonare nel suo Salento, dopo tanto viaggiare, ha sempre un sapore speciale. Speciale
come farlo per un’occasione importante: ricordare un amico che non c’è più. “Il 10
giugno sarebbe stato il compleanno di Enzo De Carlo, il mio batterista – attacca
Franco Simone parlando del mini tour di tre tappe italiane che apre a
Squinzano, Lecce - Ci saranno tutti i
musicisti che hanno lavorato con lui, i famigliari... Enzo ha suonato per tanti
anni con me, e per un gioco del destino lo conobbi proprio quando vinsi
Castrocaro nel 1972, all’inizio della mia carriera, molti anni prima di iniziare
a collaborare con lui. Era un personaggio straordinario, un po’ matto, come
tutti i batteristi d’altronde...”. Si parte con un omaggio sentito a un ex compagno
di viaggio, si prosegue il 18 a
Montano Antilia (Salerno), si conclude il 26 a Jesolo: alle porte dei 60 anni, Franco
Simone non ha perso la voglia di viaggiare per il mondo (letteralmente) e di
usare la sua musica e la sua voce per generi e contesti diversi
(letterariamente). Per dirne una: il
“poeta con la chitarra” è appena tornato dal Sud America, fresco del doppio
disco di platino ottenuto per il successo di “Grandes Exitos en castellano”,
raccolta di successi che ha testimoniato ancora una volta la grande popolarità
di Simone in America Latina. “In Sud America mi hanno viziato – ammette – Senza
polemica, ma di me da quelle parti non si dice che io sia ‘l’ennesimo italiano
che viene a far successo’ come per altri. Eppure sembra sempre che io vada lì
per far soldi. Il fatto è che dopo gli anni 60-70, in cui c’era grande
sintonia tra la nostra musica e il Sud America, c’è stata una forte
divaricazione, una ‘americanizzazione’ nel nostro paese”. Un processo, vorrebbe
dire il cantautore salentino, che non sempre ha portato benefici alla cultura
italiana, musicale ma non solo. “Da quelle parti si riesce ancora a fare musica
diversa. Il pubblico ascolta di più, a “El Baile” (un programma tv musicale
cileno molto popolare, ndr) ho cantato perfino un brano religioso. Si riesce a
fare musica diversa. E’ per questo che a me piacciono maestri come Conte, De
Gregori, Vecchioni. Io ho suonato anche negli stadi, ma lo stadio deve
diventare come il teatro: non mi piace il pubblico distratto, che canta, che
applaude durante il pezzo. Basterebbe abituare la gente ad andare a vedere la
musica classica. In Italia forse la tv ha insegnato che bisogna sempre
urlare”.E’ proprio il rapporto con il mondo della televisione la grande ferita
ancora aperta di Franco Simone: lui, che è anche autore televisivo, della sua
partecipazione a Music Farm dice che “è l’unica esperienza che rinnego della
mia carriera”, e ricorda i forti dissapori avuti con parte della produzione e
dei concorrenti (“ci sono state persone che forse non si rendono conto delle
cattiverie che hanno detto e fatto. Roba da aver bisogno di andare in cura da
uno psicologo, se non avessi avuto il sostegno dei miei cari”). Però promuove a
pieni voti l’ultimo format tv musicale. “X Factor invece è stato un programma
ottimo, con quel genialoide di Morgan, uno che finalmente ha portato l’onestà
intellettuale in televisione dicendo anche cose impopolari, la grande
competenza di Mara Maionchi, e soprattutto i tanti talenti scovati, segno tra
l’altro di una macchina organizzativa che ha funzionato benissimo. E poi ho
rivissuto nei racconti degli Aram Quartet, che sono della mia terra e che
apprezzo moltissimo, l’accoglienza e il calore che ebbi quando tornai in paese
dopo la vittoria a Castrocaro”. Musica pop, televisione, ma anche musical,
musica classica e sacra (i concerti con Maria Dragoni e Mercedes Sosa, il
“Missa Militum), cinema (il cortometraggio “Due”): Simone non si è fatto
mancare niente in questi oltre 35 anni di carriera, e non ha certo intenzione
di smettere adesso. E’ già un pronto un progetto futuro, una volta finito il
tour. “Ho diverse registrazioni già pronte tra cui una canzone che grazie a web
è diventata l’inno dei padri separati, “Se una notte”. E sto pensando a un
progetto con ospiti illustri”. Insomma, l’entusiasmo e la voglia di fare sono
quelli di sempre. E il bello, come dice Simone, “è che anche i cantanti giovani
ora, specie in Sud America, ricantano le mie canzoni e i miei testi finiscono
anche sui libri di letteratura”.
(© 9Colonne - citare la fonte)