IL "CALCIO TOTALE" DI ARRIGO SACCHI
Il calcio gli ha dato e gli ha tolto tanto, “come fa la fiamma che dà una grande luce, si spegne presto ma soprattutto illumina il cielo”. Arrigo Sacchi – definito dal Times nel 2007 “il miglior allenatore italiano di tutti i tempi” - racconta il suo “Calcio totale” a Guido Conti in un libro edito da Mondadori (pp. 300, euro 18). Lo scudetto all'esordio in serie A con il grande Milan; la partita perfetta contro il Real Madrid, trafitto cinque volte; Barcellona invasa da ottantamila milanisti per il più grande esodo calcistico della storia; la finale vinta con lo Steaua, per la sua prima Coppa dei Campioni; l'epopea del mondiale americano del ʼ94, con la finale raggiunta grazie al gioco e alla forza della disperazione, trascinando al tifo un’intera nazione: questi sono alcuni gloriosi momenti della vita di Arrigo Sacchi, il “profeta di Fusignano”. È proprio a partire dal piccolo paese natale a una trentina di chilometri da Ravenna che si sviluppa il racconto autobiografico di Arrigo: il padre gli regala il primo pallone e lui è il bambino più felice del mondo, gioca terzino sinistro ma capisce subito di non essere tagliato per il “calcio giocato”. Sarà Alfredo Belletti, bibliotecario e maestro di vita, il primo a suggerirgli un’altra via per rimanere nell'ambiente: “Se non puoi giocare, fa’ l'allenatore!”. In questo libro, scritto con penna sincera e ricco di humour romagnolo, Sacchi ci spiega che cosa ha significato per lui “fare l'allenatore”: lasciare il posto sicuro in una fabbrica di scarpe e scegliere un lavoro ricco di incognite e, all'inizio, non certo remunerativo; spaccare in due il mondo del giornalismo sportivo e del tifo con l'integralismo della sua filosofia calcistica, una versione riveduta e corretta del “calcio totale” olandese che ha segnato uno spartiacque nella storia dell’Italia del pallone; avere a che fare con presidenti del calibro di Silvio Berlusconi e Florentino Pérez; passare notti insonni a preparare partite e a studiare gli avversari, sempre più divorato dall’ansia di prestazione e dallo stress. Lo guiderà, in ogni tappa della sua incredibile carriera (in quattro anni sulla panchina del Milan ha vinto uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe europee e due Coppe Intercontinentali), un ardente e appassionato amore per il calcio, per lo sport inteso anche come etica e scuola di vita, capace di formare il destino non solo di un uomo, ma anche dei giovani di un intero Paese. (Red)
LA LETTERATURA TORNA A CINECITTADUE
È il momento del bis. La seconda edizione di “Libri al centro” a Cinecittàdue si avvicina. L’unico festival letterario che per una settimana intera si svolge in un centro commerciale (viale Palmiro Togliatti 2 Roma, metro A Subaugusta e Cinecittà) torna da lunedì 13 a domenica 19 aprile. Forte dei risultati registrati lo scorso anno per affluenza di pubblico e interesse suscitato, ha l’obiettivo di stare ancora in mezzo alla folla con gli autori più prestigiosi. I nomi scelti dal direttore editoriale Roberto Ippolito sono infatti di grande richiamo, per la narrativa come per la saggistica. L’apertura è affidata a Riccardo Iacona, seguito da Mario Almerighi, Edoardo Boncinelli, Andrea Carandini, Giovanna Casadio, Marco Damilano, Giancarlo De Cataldo, Alessia Gazzola, Giorgione, Nicola Gratteri, Roberto Koch, Maria Latella, Marco Lillo, Susanna Marcellini, Lorenzo Marone, Michela Marzano, Giorgio Nisini, Marco Presta, Roberto Pruzzo, Nadia Terranova e Dario Vergassola. E in più “I tanti Pasolini”, la mostra fotografica dell’Archivio Riccardi, curata da Giovanni Currado e Maurizio Riccardi, concepita appositamente per “Libri al centro” a 40 anni dalla morte. L’evento, organizzato da Cinecittàdue con la collaborazione delle Librerie Arion e di Espressamente Illy, non ha pari. L’ambizione è forte e Ippolito lo dice apertamente: “Portare gli autori italiani più importanti all’interno di un centro commerciale per sette giorni di seguito a molti poteva sembrare una pazzia. Ma il successo ottenuto con la prima edizione ci ricorda, ammesso sia necessario, che scommettere sulla cultura non è mai una pazzia. Tuttavia non ci basta. Quest’anno vogliamo fare ancora di più, coinvolgendo ancora più persone e continuando a valorizzare la vitalità della cultura italiana in un luogo sinonimo di vitalità. A Cinecittàdue si viene per stare insieme e ricevere nuovi stimoli”. La vitalità di cui parla il direttore editoriale si traduce in un programma ricchissimo, che spazia dai romanzi all’attualità passando per la politica, l’arte, la fotografia, lo sport, la cucina, con i libri pubblicati da Bur, Chiarelettere, Contrasto, Einaudi, Fazi, Feltrinelli, Gambero Rosso, Longanesi, Mondadori, Mondadori Electa, Rizzoli, Ultra e Utet. I diciotto incontri e la mostra si svolgono nella terrazza “Espressamente Illy”, al terzo livello, perfettamente integrata con tutti i negozi dei livelli inferiori e affacciata sulla “piazza” del centro commerciale, pertanto un punto strategico che gode della massima visibilità. Nei giorni del festival sono previste anche degustazioni a cura dell’Associazione Romana Sommelier. (Red)
“L’IPOCRISIA DELL’OCCIDENTE” DI FRANCO CARDINI
Ne “L'ipocrisia dell'Occidente. Il califfo, il terrore e la storia” (Laterza, pp. 176), Franco Cardini, con gli strumenti dello storico, racconta le varie fasi dell’attacco musulmano all’Occidente con una personale chiave interpretativa. Dietro lo scontro di civiltà, usato strumentalmente da minoranze sparute, si nascondono interessi precisi. Al servizio di questo mito cooperano più o meno consapevolmente una diplomazia internazionale traballante e voltagabbana e un universo mediatico allarmista e ricercatore di consensi legittimanti. “Diciamo la verità – scrive l’autore -: è duro sentirsi convinti di appartenere a una civiltà civicamente e culturalmente superiore a qualunque altra in quanto detentrice di valori universali ed avere al tempo stesso l’amara consapevolezza di non trovarsi affatto all’altezza di dimostrarlo. Parigi, la città per tanti versi emblematica della libertà di pensiero e dei diritti dell’uomo, è stata sconvolta fra mercoledì 7 e venerdì 9 gennaio da una terribile catena di eventi luttuosi e delittuosi che per un verso l’hanno lasciata sconvolta, per un altro hanno determinato da parte dei suoi cittadini e di tanti altri convenuti nelle sue piazze e nelle sue strade – tra cui decine di leader politici europei – una risposta che si è proposta come energica e unitaria, e per un altro verso ancora hanno fatto emergere, proprio dalla dinamica di quella risposta (la manifestazione repubblicana di domenica 11), una serie di problemi inattesi, ai quali è stato arduo fornire una convincente risposta". Cardini è uno dei più importanti storici italiani, professore emerito di Storia medievale nell'Istituto Italiano di Scienze Umane e Directeur d'Études nell'Ehess di Parigi e Fellow della Harvard University. Dirige il Centro di Studi sulle Arti e le Culture dell'Oriente dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze e collabora con Luciano Canfora alla direzione della Scuola Superiore di Studi Storici dell'Università di San Marino. (Roc)
“IL FEROCE SARACINO” DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO
Più che la scimitarra, la forbice. Questa era la percezione dell’islam nell’immaginario degli italiani. Le forbici sul fez del Turco napoletano, una delle più fortunate maschere di Totò, la simpatia malandrina del Sarracino cantato da Carosone, o l’alone fiabesco del Saladino della pubblicità Perugina. Da religione residuale l’islam oggi è diventato l’incubo di tutti; bussa alla porta di ciascuno di noi, insinuandosi nella nostra più privata quotidianità: Pietrangelo Buttafuoco analizza questa trasformazione in “Il feroce saracino" (sottotitolo “La guerra dell’Islam. Il califfo alle porte di Roma”), edito da Bompiani (pp. 208, euro 12). Della strage di “Charlie Hebdo” a Parigi resta un fotogramma: un musulmano che spara a un altro musulmano. Due individui colti nel momento in cui la guerra civile globale diventa – ben oltre l’immagine – un fatto conclamato. Il primo uccide in nome di Allah, il secondo muore invocandolo. È una guerra civile all’interno dell’Islam quella che, nel solco delle primavere arabe, dei flussi migratori e del dilagare del terrorismo internazionale, incendia la comunità musulmana. Si chiama fitna ed è la discordia insanabile, una faida che non trova tregua e che trascina nel proprio gorgo tutti. L’Isis cancella coi caterpillar l’antica città di Hatra. Come a Mosul, così a Nimrud. Di duemila anni di storia resta la polvere e una minaccia: la demolizione delle Piramidi in Egitto. Uno scempio messo in atto dai terroristi che non risparmia neppure i luoghi santi della religione di Maometto. E senza risparmiare Mecca dove i fanatici, tra le tante memorie della devozione, non hanno esitato a distruggere la casa del primo califfo dell’Islam e anche la dimora di Khadigia, la prima moglie del Profeta, per lasciare il posto a dei bagni pubblici. (Roc)
“LA STAGIONE CHE VERRA’” DI PAOLA SORIGA
“Io sono tutte le persone che ho conosciuto. Sono tutte le storie che ho ascoltato, le case e le città che ho abitato”. Al cuore del romanzo “La stagione che verrà” di Paola Soriga, edito da Einaudi (pp. 164, euro 17), le vicende di tre amici. Tutti, per motivi diversi, stanno tornando in Sardegna. Dora, Agata e Matteo hanno studiato fuori dall'isola, hanno viaggiato, lavorato o provato a lavorare. Hanno amato, sempre prossimi al fallimento e sempre pronti ad accogliere nuove speranze. Agata fa la pediatra a Pavia, Gianluca l'ha lasciata quando è rimasta incinta e lei ha deciso di far nascere il bambino a Cagliari, dove da qualche mese è andata a vivere anche Dora. Matteo insegna a Bologna, ma quando scopre di essere malato sceglie di andare a curarsi a Cagliari, e di abitare con Agata e Dora. Dora ha cambiato molte città e molte case, e se le porta dentro. Dora è la voce di tutte le voci, il crocevia di queste vite che conoscono un'unica vera avventura, quella di vivere, e dove poche cose contano più della fisicità del corpo, il proprio e quello degli altri. Dora sente risuonare a ogni passo tutte le canzoni che ha cantato, le parole che ha letto o ascoltato, gli insuccessi condivisi, la libertà inseguita e il futuro che, nonostante la stagione che verrà, si può ancora inventare. L’autrice racconta le speranze e il disincanto di una generazione il cui futuro è stato rinchiuso nel puro privato, sfarinato in un rivolo di progetti che abitano spesso lo spazio di un mattino. E in questa luce di un presente assoluto, Soriga va a cercare la forza quasi biologica di un gruppo di coetanei, così attaccati alla voglia di vivere da riuscire a fare grande, insostituibile, ogni singolo momento che accade. (Roc)