(8 apr) Diffondere un nuovo modo di fare sanità nei paesi in via di sviluppo grazie all’innovazione tecnologica e alla formazione sul campo per estendere anche nei piccoli villaggi il diritto alla cura in modo efficiente ed economicamente sostenibile. È l’obiettivo del progetto “EMedMed” di Occam, l'Osservatorio per la Comunicazione Culturale e Audiovisiva nel Mediterraneo e nel Mondo, ente affiliato Onu, che punta a sviluppare la medicina in rete in tre nazioni nord africane: Tunisia, Marocco, Egitto. Il piano sarà realizzato, come partner tecnologico dal Gruppo Dedalus, società di Firenze leader italiana nel software clinico sanitario che opera in 30 paesi. Questo progetto sarà presentato domani, 9 aprile, a New York, presso la sede delle Nazioni Unite da Giorgio Moretti, presidente di Dedalus, nell’ambito della “XV Infopoverty World Conference” che ha come obiettivo la lotta alla povertà tramite l’impiego delle nuove tecnologie dell’Information Technology. Il tema principale della conferenza, che sarà trasmessa via web in oltre 120 paesi, sarà proprio la sanità globale, che parte dall’ambiente e, attraverso la sicurezza alimentare, arriva fino alle moderne applicazioni sanitarie che fanno largo uso delle nuove tecnologie. (Red)
SCHEDA / IL PROGETTO
Il progetto “EMedMed”, che sarà finanziato con 4 milioni di euro, punta allo sviluppo della telemedicina basata su una soluzione software sviluppata da Dedalus, la “piattaforma di interoperabilità” che gestisce lo scambio di notizie sanitarie tra i diversi sistemi informativi, amministrativi e clinici. In più il compito di Dedalus sarà quello di assistere le strutture sanitarie locali e di fornire tecnologia e servizi tecnologici di ausilio al personale amministrativo e a quello medico-scientifico per farli operare in piena autonomia. Accanto alla parte tecnologica il progetto infatti si basa anche su un servizio di formazione e assistenza di figure mediche e paramediche di ciascun paese. I Paesi interessati utilizzeranno la telemedicina in tre settori: in Tunisia, per la specializzazione in pneumologia; in Egitto, per la ginecologia ed in Marocco, per il diabete. La fase di formazione, sperimentazione e verifiche sul campo avranno una durata compresa tra 24 e 36 mesi a seguito dei quali ogni organizzazione sanitaria locale sarà in grado di diffondere pratica e tecnologia nel proprio territorio grazie anche ad unità sanitarie mobili dotate di strumenti elettromedicali. In questi territori è quasi impensabile costruire degli ospedali attrezzati, per questo motivo sono sufficienti centrali integrate dove staff medici possono elaborare le informazioni e fornire cure adeguate a distanza. “Progetti di telemedicina ce ne sono tanti – spiega il presidente di Dedalus Giorgio Moretti - ma sono rimasti tutti al livello di esperimenti o di prototipi. Il nostro ha il vantaggio di offrire un sistema completo, dalla formazione di medici e paramedici al software e alla piattaforma operativa. Lo testeremo per un paio di anni, se sarà efficace potremo estenderlo a tutta l'Africa cercando in questo modo di aumentare le aspettative di vita di quelle popolazioni”.