di Paolo Pagliaro
Domani a Washington Matteo Renzi incontrerà il presidente Barack Obama. In agenda ci sono temi urgenti e delicati: le crisi in Libia e in Ucraina, le relazioni con la Russia e l’Iran, il contrasto al terrorismo, gli impegni internazionali dell’Italia e gli accordi commerciali tra Stati Uniti ed Europa.
La questione più spinosa, dal punto di vista italiano, è quella della Libia, dove l’Isis aumenta la sua presa e dalle cui coste partono i migranti diretti in Italia. Ormai è chiaro che il dilagare dell’anarchia ha costi umani intollerabili e rappresenta anche una minaccia diretta alla nostra sicurezza nazionale.
Come ha spiegato l’ISPI, se la crisi legata a una minaccia jihadista in Libia fosse internazionalizzata, magari con la creazione di una coalizione simile a quella anti-ISIS operante in Iraq e Siria, l’Italia e l’Europa ne trarrebbero un evidente vantaggio, anche sotto il profilo del controllo dell’emigrazione.
Poiché nessun paese ha da solo la capacità per via diplomatica o militare di stabilizzare il paese in preda all’anarchia, nel colloquio con Obama Renzi dovrà far sì che una nostra questione di sicurezza si trasformi in una comune questione di politica estera. Non sarà facile, anche perché – secondo indiscrezioni riprese oggi dalla Stampa e da altri giornali – potrebbe essere Obama a chiedere un maggiore impegno dell’Italia nella coalizione anti-Isis, mettendo a disposizione quei soldati di cui il ministro Pinotti parlò due mesi fa, ricordando che se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un Paese come la Libia la nostra missione può essere significativa, anche numericamente. In Italia non se ne è più parlato, ma alla Casa Bianca avevano preso nota. (15 apr)
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