Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Torino,
le Metamorfosi
di Francesco Vezzoli

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Torino, <br> le Metamorfosi <br> di Francesco Vezzoli

TORINO: LE METAMORFOSI DI VEZZOLI

La Galleria Franco Noero di Torino presenta Le Metamorfosi di Francesco Vezzoli, artista che fonda il suo personalissimo universo artistico su un complesso intreccio di riferimenti colti e popolari che spaziano dalla storia dell'arte al cinema, dalla musica alla letteratura. Traendo ispirazione dalle Metamorfosi di Ovidio - e in particolare dal mito di Apollo e Marsia - in occasione di questa mostra, allestita fino al 31 luglio, il 44enne artista milanese mette in scena una singolare e sorprendente riedizione dell'episodio dello scorticamento di Marsia, trasformando la galleria in uno spazio allegorico abitato da due sculture e nove light boxes. Vezzoli opera una rielaborazione del celebre episodio e interviene sulla configurazione dello spazio con la creazione di un percorso obbligato che porta i visitatori ad avvicinarsi progressivamente alla scena allestita nella parte centrale della galleria. Un primo passaggio porta al cospetto delle nove muse –testimoni e giudici silenti - qui raffigurate in una nuova serie di opere a light-box, ispirate alle incisioni del XV secolo conosciute come “Muse dei Tarocchi del Mantegna”, la cui paternità è stata da sempre attribuita - forse erroneamente - al Maestro padovano, uno dei primissimi esempi di arte “alta” con funzione divulgativa e mondana. Al suo ingresso nella parte centrale il visitatore si trova al cospetto di una scultura originale romana in marmo del I secolo d.C. (con aggiunte del XVIII secolo) - un satiro - su cui incombe imponente una scultura contemporanea, raffigurante il dio Apollo nella sua iconografia più conosciuta e sfruttata, l’Apollo del Belvedere. Quest'ultimo ha le sembianze dell'artista stesso ed è colto nell’atto di infliggere la terribile pena al satiro che ha osato sfidarlo, come nel racconto di Ovidio - autore recentemente messo all'indice dagli studenti americani della Columbia University perché troppo politicamente scorretto, "sessualmente esplicito e violento".

 

MILANO: LUCIO FONTANA, NON SOLO TAGLI

“The Fontana I Love” è il titolo dalla mostra dedicata alle opere in ceramica e gesso di uno dei più grandi artisti italiani del ‘900 che la Galleria Tonelli e Studio la Città di Milano propongono in occasione di Expo 2015. La mostra, fino al 31 luglio, fa parte del progetto espositivo ed editoriale Arte Milano che vede riunita l’attività di cinque gallerie e di due fondazioni milanesi: Galleria Blu, Galleria Lorenzelli Arte, Galleria Milano, Galleria Tonelli/Studio la Città, Studio Visconti, Fondazione Marconi e Fondazione Mudima. L’iniziativa si ispira all’omonima rivista nata a Milano il primo maggio 1972, anche allora proposta ed auto-finanziata da sette gallerie milanesi, che auspicava di diventare una piattaforma di discussione sulle tematiche e sugli svolgimenti coevi della scena artistica milanese e internazionale. La pubblicazione Arte Milano, oggi promossa e distribuita gratuitamente in Italia e all’estero, diffonde l’idea di una città attiva nella promozione culturale e sintonizzata, anche attraverso il lavoro delle gallerie e delle fondazioni, sui più recenti sviluppi dell’arte contemporanea, oltre che sulla storia e sugli artisti ormai consolidati e rinomati in tutto il mondo che hanno fatto di Milano un luogo nevralgico dell’arte d’oggi. In questo filone si inserisce la mostra su Lucio Fontana – artista noto per le Attese/Concetti Spaziali, i famosi tagli - la cui produzione artistica dedicata alla ceramica ha suscitato negli ultimi decenni un crescente interesse. Nella sua articolata produzione artistica, la ceramica - sia essa terracotta colorata, porcellana, ceramica smaltata, gres - rimane una costante. Seguire il filo di questa costante è dunque l’intento della mostra che presenta una selezione di opere in ceramica dell’artista - all’incirca una trentina – prodotte nell’arco di 40 anni, dal 1929 al 1968.

 

PAVIA, CAPOLAVORI DA DEGAS A PICASSO

 

La mostra "Capolavori della Johannesburg Art Gallery. Da Degas a Picasso”, fino al 30 agosto alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, in un viaggio nella storia dell’arte dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, permette di ammirare oltre sessanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, che portano le firme di grandi artisti: da Edgar Degas a Dante Gabriel Rossetti, da Jean Baptiste Corot a Alma Tadema, da Vincent Van Gogh a Paul Gauguin, da Antonio Mancini a Paul Signac, da Pablo Picasso a Francis Bacon, da Roy Lichtenstein a Andy Warhol e molti altri. La mostra è un’ottima occasione per conoscere da vicino una raccolta di opere difficilmente visibile in altre sedi e per scoprire la scena artistica sudafricana del Novecento attraverso opere di importanti artisti quali Irma Stern e George Pemba raramente esposte in Europa.  

 

VENEZIA: BIENNALE, LA SERRA DELLE BANDIERE  

La mostra “Flags”, fino al 2 agosto alle Serre dei Giardini della Biennale di Venezia, presenta una raccolta di bandiere simboliche che affermano strategie e visioni inconsuete attraverso due principali linguaggi: quello delle installazioni ambientali e video, e quello performativo. Il punto di avvio è La Resa, la bandiera bianca montata su una struttura di tubi innocenti che Mauri ha realizzato nel 2002 e che è allestita nel giardino antistante la serra. Tra l’esterno e l’interno, le opere degli artisti punteggeranno gli spazi della location creando una mappa di situazioni e di possibilità in cui calarsi. Dalle nature ricreate e riflesse nelle opere di Ivan Barlafante (Giulianova, 1967), al futile territorio creato con aria inglese da David Rickard (Nuova Zelanda, 1975), fino ai palcoscenici surreali e alle rovine di Rä di Martino (Roma, 1975), all’immaginario auspicato e ricreato di Alessandro Sambini (Rovigo, 1982), alle profonde vibrazioni del tempo di Elisa Strinna (Padova, 1982) o, ancora, alle pagine cancellate, riscritte e ridisegnate secondo il trasversale alfabeto visivo di Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983) all’identità e al senso di appartenenza indagato da Ruben Montini (Oristano, 1986), la mostra tocca quindi differenti modalità e tematiche su cui applicare logiche differenti. Nella loro – anche profondissima – diversità linguistica, concettuale e visiva, gli artisti e le loro opere hanno in comune una cifra performativa piuttosto evidente che si manifesta in un rapporto attivo con lo spettatore e con il tempo. Nel corso del periodo espositivo gli spettatori hanno la possibilità di partecipare a performance, screening, e a un re-enactment di una performance di Fabio Mauri.

 

WASHINGTON: FOTO DALLA GRANDE GUERRA

"Guerra e Arte - Distruzione e Protezione del Patrimonio Culturale Italiano durante la Prima Guerra Mondiale" è il titolo della mostra fotografica allestita fino al 5 agosto alla President Woodrow Wilson House di Washington. L’esposizione, organizzata dall'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma, dall'ambasciata d’Italia e dall'Istituto Italiano di Cultura a Washington, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura di Chicago, illustra la lotta del popolo italiano per proteggere il patrimonio culturale dalle devastazioni della guerra. Immagini toccanti che, dopo cento anni, da documenti sono divenuti opere d’arte.

(© 9Colonne - citare la fonte)