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Dal cosmo al Mediterraneo: nuovi risultati scientifici dal rivelatore di neutrini KM3NeT

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Dal cosmo al Mediterraneo: nuovi risultati scientifici dal rivelatore di neutrini KM3NeT

Arriva dalle acque del Mar Mediterraneo una rilevazione così straordinaria da diventare notizia e guadagnare la pubblicazione su una prestigiosa rivista; una scoperta tra le più importanti della fisica delle astroparticelle negli ultimi anni. Protagonista della notizia - e della ricerca che ne è alla base - è KM3NeT-ARCA (Cubic Kilometre Neutrino Telescope - Astroparticle Research with Cosmics in the Abyss), una "foresta" di rivelatori di neutrini collegati tra loro in stringhe ancorate a 3.500 metri di profondità, a sud-est della Sicilia. Le stringhe sono disposte a coprire circa 1 chilometro quadrato di fondale; ognuna è lunga 800 metri ed è equipaggiata con 18 unità di rilevamento: sfere di vetro di circa mezzo metro di diametro, contenenti rilevatori di luce in grado di percepire anche solo una manciata di fotoni. Il meccanismo di detection di KM3NeT si basa sulla misura della luce prodotta dall’interazione dei neutrini, particelle subatomiche che viaggiano quasi alla velocità della luce (circa 300.000 chilometri al secondo), ricostruendone la loro direzione di provenienza. La scoperta registrata dai sensori di KM3NeT-ARCA verrà annunciata in contemporanea mondiale il 12 febbraio alle 16 nell’aula magna dell’Università di Genova alla presenza del rettore Federico Delfino. All’interno della collaborazione internazionale KM3NeT, ricercatrici e ricercatori della sezione INFN di Genova e dell’Università di Genova ricoprono ruoli di responsabilità e coordinamento, occupandosi anche di molteplici analisi su potenziali sorgenti astrofisiche di neutrini e sui raggi cosmici. Inoltre, la sezione INFN di Genova ospita uno dei laboratori dove le unità di rilevamento vengono assemblate e calibrate prima della loro installazione in mare. KM3NeT è una collaborazione internazionale finanziata da Unione Europea, Governi regionali (la Regione Sicilia in Italia) e Agenzie nazionali di ricerca (INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Ministero dell’Università e della Ricerca per l’Italia) e con il contributo dei fondi PNRR-Infrastrutture di Ricerca.


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