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Continuano le ipocrisie
sulle migrazioni

Continuano le ipocrisie <br> sulle migrazioni

Piero Innocenti

Sulle vergogne, ipocrisie, menzogne  di molti Governi dell'UE, relativamente alle migrazioni in questi ultimi anni, è  stato detto e scritto molto. Molti si sono ormai abituati alle drammatiche notizie quotidiane di minori respinti (dalla Gran Bretagna), di scontri tra profughi e polizia (sull'isola di Lesbo), di controlli inevitabili al Brennero (il leader austriaco della FpO), di offerte di denaro ai richiedenti asilo che vogliano lasciare volontariamente il paese che li ospita (la Norvegia). Alcuni, però, non si rassegnano all'idea di un'Europa meno cinica, più solidale e accogliente, e lottano perché ciò si realizzi. Altri continuano ad erigere muri e a presidiare i confini con le forze militari. C'è, poi, chi  sottolineando l'emergenza migratoria che investirà l'Italia prossimamente, lancia appelli perché "..l'Italia riavvii il suo programma di rimpatri volontari" e si impegni a fare più centri di accoglienza e di detenzione e "..a dissuadere la gente dallo spostarsi da un paese all'altro" (Dimitris Avramopoulos, Commissario UE per le migrazioni, 27 aprile 2016).
Quest'ultima affermazione, in verità, lascia sgomenti per il profondo cinismo e l'assoluta indifferenza nei confronti di decine di migliaia di persone in fuga dalle guerre e dalla disperazione . Ma c'è di più. Avramopoulos torna a parlare di Guardia di frontiera europea, che "..servirà a rafforzare la capacità di uno Stato nazionale di sorvegliare la propria frontiera esterna che è anche una frontiera europea, ma senza sostituirla". La storia della "Guardia costiera e di frontiera europea" è iniziata nel dicembre 2015, quando la Commissione europea presentò il c.d. "Pacchetto Frontiere",  che comprendeva la relativa proposta di Regolamento del Parlamento e del Consiglio. La proposta prevede la costituzione di una riserva obbligatoria di risorse umane da parte degli Stati membri, composta da minimo 1.500 guardie di frontiera, da mettere a disposizione dell'Agenzia Frontex per fronteggiare situazioni emergenziali (non specificate) che mettano in pericolo (come?) le frontiere esterne dell'UE. Ai primi di marzo la presidenza di turno olandese ha presentato la proposta di ripartizione del contributo per la costituzione di questa riserva di pronto intervento, che prevede , per il nostro paese, l'obbligo di fornire 125 guardie di frontiera, per la Germania  225 agenti e per la Francia 170. Tali numeri sono stati individuati sulla scorta delle risorse umane delle nostre forze di polizia, della Marina Militare e del Corpo della Capitaneria di Porto, della popolazione dei singoli Stati e della estensione delle loro frontiere. Questa ripartizione non è del tutto condivisibile dai "tecnici", perché, ad esempio, non si è fato riferimento ai profili professionali richiesti agli operatori. La nostra polizia di frontiera (è una delle Specialità della Polizia di Stato) non ha, organicamente, personale addetto al pattugliamento costiero né, tantomeno, fotosegnalatori e, quindi, sarebbe opportuna una puntuale definizione su cosa debba intendersi per "guardia costiera e di frontiera europea", altrimenti sembrerebbe più l'ennesimo e inconcludente progetto di una UE dimostratasi, sino ad ora, incapace di governare il fenomeno migratorio. Si vedrà se potrà essere raggiunto un accordo politico per "..rendere il nuovo sistema operativo al più presto.." così come  richiamato nelle conclusioni della Riunione del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio 2016. Molte perplessità restano sulla (non) strategia globale dell'UE che, senza grandi risultati, dichiara, a parole, di voler "assicurare una politica umana ed efficiente in materia di asilo".  Prosegue, intanto, l'operazione Tritone nel Mediterraneo con 28.660 migranti soccorsi/sbarcati nel 2016, alla data del 3 maggio scorso (furono 27.520 nello stesso periodo del 2015) e con un bollettino di morti in mare (30 cadaveri recuperati e 1.261 quelli considerati dispersi solo nel 2016) in continuo aggiornamento. Morti che non scuotono più di tanto le coscienze di molti politici in una UE sempre più senz’anima.

 

 

 

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