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Sviluppo sostenibile
a che punto siamo?

Sviluppo sostenibile <br> a che punto siamo?

di Lia Curcio

(17 luglio 2018) Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030. È stato un evento storico perché si è espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Tutti i paesi hanno preso l’impegno di raggiungere entro il 2030 determinati livelli di educazione, sicurezza alimentare, parità di genere, tutela dell’ambiente, diritti umani, sociali ed economici. Tutti i paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile.
A che punto è il nostro paese sulla strada della sostenibilità e della giustizia sociale? Ci vengono in aiuto le analisi e l’azione d’informazione dell’ASvIS - L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, la quale ci ricorda che i dati diffusi dall’Istat il 26 giugno 2018 fotografano un’Italia dove più di 5 milioni di persone non possono permettersi una spesa di base con beni essenziali: sono cioè in situazione di “povertà assoluta”. Un numero che non è mai stato così alto dal 2005, nonostante il paese sia entrato in una fase di ripresa economica. Del resto, anche l’OCSE in un suo recente documento ha messo in evidenza che non basta stimolare l’economia per ridurre la povertà, ma è necessario attuare misure di politica economica attente all’inclusione sociale.Dunque non stiamo raggiungendo il target 2 dell’Obiettivo 1, che impone il dimezzamento della povertà secondo gli standard nazionali entro il 2030.
In generale, il Rapporto ASviS 2017 conferma che, nonostante i progressi compiuti in alcuni campi nel corso degli ultimi anni, l’Italia necessita di un cambiamento radicale del proprio modello di sviluppo altrimenti, come sopra ricordato, nonostante il ritorno della crescita economica in termini di Prodotto interno lordo, distorsioni come povertà, disuguaglianze e degrado ambientale non saranno ridotte.
Ma entriamo nel vivo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e del posizionamento dell’Italia in base alle analisi dell’ASvIS. Negli ultimi anni, l’Italia registra unmiglioramento per nove Obiettivi. Quello sull’Alimentazione,con un’agricoltura che mostra trend positivi in termini di eco-efficienza ma si sottolinea la permanenza di fenomeni di sfruttamento del lavoro e di evasione fiscale. L’obiettivo relativo a Salute e benessere presenta indicatori in miglioramento ma è necessariosuperare le disuguaglianze in termini di accesso e di qualità dei servizi sanitari. Gli indicatori relativi all’Istruzione di qualità indicano un positivo aumento delle persone che completano gli studi terziari, come l’Università, e una diminuzione delle uscite precoci dal sistema d’istruzione; tuttavia si rileva come molti quindicenni non raggiungano la soglia minima delle competenze per potersi orientare negli studi e sul lavoro.
Anche l’Uguaglianza di genere è in miglioramento ma il dato generale resta sconfortante perché l’Italia si conferma essere un paese dove il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi in Europa e, a parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi inferiori. Rispetto all’obiettivo Imprese, Innovazione e Infrastrutture ci sono progressi nel campo delle tecnologie della comunicazione come la diffusione della banda larga. Si registra un miglioramento nei Modelli sostenibili di produzione e consumo anche se occorre sensibilizzare maggiormente i cittadini sulla riduzione degli sprechi. Positivo anche il trend per gli obiettivi di Riduzione dei gas serra,Tutela dei mari (ma permane il sovra-sfruttamento nella pesca) e Giustizia per tutti, trend quest’ultimo in miglioramento grazie all’adozione di provvedimenti per promuovere istituzioni solide, ma resta bassa la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.
Un sensibile peggioramento si registra invece negli Obiettivi riguardanti la Riduzione della povertà, la Gestione delle acque, le Disuguaglianze (il divario di reddito tra il 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero è aumentato dal 5,4% del 2006-2007 al 6,3% del 2016, rispetto a una media europea del 5,2%) e la Tutela dell’ecosistema terrestre (nel 2017 sono andati in fumo oltre 26mila ettari di superfici boschive).
La situazione resta invece statica per i restanti quattro Obiettivi. relativi all’Energia, al Lavoro dignitoso e crescita economica, alla promozione di Cittàsostenibili (nel 2015 l’11,3% della popolazione soffriva di disagio abitativo nelle aree densamente popolate, contro una media europea del 5,2%) e per l’obiettivo della Cooperazione internazionale rispetto al quale l’Italia resta lontana daltraguardo fissato dall'Onu di portare tali investimenti allo 0,7% del PIL.
ASvIS raccomanda all’Italia di adottare un insieme “sistemico” di politiche economiche, sociali e ambientali e specifici interventi in settori fondamentali, come quello della qualità dell’acqua e degli ecosistemi, anche per fronteggiare gli effetti negativi del cambiamento climatico. Come? in primis completando l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque, ecc.) e strategie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del paese.
A livello internazionale, gli ultimi dodici mesi hanno visto il moltiplicarsi di ricerche, impegni formali e azioni concrete da parte di governi, imprese, soggetti della società civile per raggiungere, entro il 2030, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tali attività dalla ratifica dell’Accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, all’impegno per l’Agenda 2030 ribadito nel G7 a presidenza italiana e nel G20 a presidenza tedesca) hanno fatto sì che gli Obiettivi stiano diventando un riferimento comune a livello globale. Tuttavia il quadro generale è un contrasto di luci e ombre.
(da unimondo.org)

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