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Aspettando le “novità”
sui rimpatri degli irregolari

Aspettando le “novità” <br> sui rimpatri degli irregolari

Piero Innocenti

Il tema dell’immigrazione clandestina continua ad essere al centro dell’attenzione governativa e mediatica  e, nell’attesa di una riforma più volte auspicata del Regolamento di Dublino III (la terza da quando è entrato in vigore nel 1990) e di vedere se il “preaccordo” firmato a Malta alcuni giorni fa sulla redistribuzione automatica dei migranti soccorsi in mare troverà disponibili anche gli altri Stati membri dell’UE, c’è attesa per conoscere “le novità sui rimpatri” annunciate dal nostro Ministro degli Esteri. Rimpatri, come noto, non di facile attuazione considerati i costi molto alti, la necessità del “riconoscimento” dello straniero da parte dell’autorità consolare del paese di provenienza, i limiti precisi per l’uso coercitivo delle misure di rimpatrio fissati dalla direttiva 2008/115/CE e, soprattutto, la mancanza di accordi con i Paesi di origine.
 La direttiva stabilisce che uno Stato membro, qualora non sia stato concesso un periodo dai sette ai trenta giorni per la partenza volontaria o per mancato adempimento dell’obbligo di rimpatrio dello straniero entro il termine concesso per la partenza volontaria, deve ordinare il suo allontanamento solo in ultima istanza  e con misure coercitive proporzionate, senza eccedere nell’uso ragionevole della forza. Le decisioni di rimpatrio, poi, debbono esser adottate “caso per caso” ( come indica il “sesto considerando” della suddetta direttiva), non limitandosi a prendere in considerazione il semplice fatto del soggiorno irregolare ma valutando anche il rispetto dei diritti fondamentali della persona.
Una maggiore attenzione, in tutti gli stadi del procedimento di rimpatrio forzato, dovrebbe essere riservata anche ai “ Venti orientamenti” adottati in materia dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 4 maggio 2005 ( non vincolanti ma pur sempre importante riferimento comunitario). I rimpatri, come accennato, sono effettuati solo verso quei Paesi con i quali esiste un accordo politico di riammissione e, sino ad oggi, risultano formalizzati accordi solo con la Tunisia (2017), il Marocco (1998), il Pakistan (2000) e con le Filippine (2004). Ci sono, inoltre, accordi di natura tecnico-operativa (Intese) fatti nel tempo dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza (Ministero dell’Interno) con i corrispondenti organismi di polizia dei Paesi a forte vocazione migratoria  per “..fluidificare procedure già contemplate dall’ordinamento..” e che prevedono ambiti di cooperazione tra le forze di polizia ( così con la Turchia dal 2001, con l’Egitto dal 2007,con l’Algeria dal 2008, con il Gambia dal 2010, con l’India dal 2000).
 Non mancano, poi, altre strade percorribili in tema di cooperazione anche sull’immigrazione con i “memorandum d’intesa” che esistono con la Libia (dal 2017), con il Ghana (dal 2010), con il Niger (dal 2011), con la Nigeria (dal 2011), con il Senegal (2010), con il Sudan (2016). Ci sono, poi, i rimpatri volontari assistiti (finanziati dall’apposito Fondo europeo), che consistono nella possibilità che viene offerta ai cittadini di Paesi terzi presenti nell’UE ( persone vulnerabili vittime di tratta, stranieri che non soddisfano più le condizioni per il rinnovo del permesso di soggiorno ecc..), di ricevere aiuto per rientrare in modo volontario, in  condizioni di sicurezza e con un’assistenza adeguata nel proprio Paese. Più di due anni fa, con l’obiettivo di aumentare i rimpatri,  con il decreto legge 2017/13 si era deciso l’ampliamento della rete dei Centri per i rimpatri (Cpr) su tutto il territorio nazionale ( centri di capienza limitata, cento posti ciascuno), prevedendo una spesa di 13 milioni di euro (legge di bilancio di previsione dello Stato 2017-2019). La realtà è che ne son stati attivati solo due ( in provincia di  Potenza e a Trapani) in aggiunta ai cinque già attivi, con una capacità ricettiva totale odierna di 715 posti ( l’obiettivo dichiarato era di arrivare a 1.600 posti) e con una situazione reale di effettivi rimpatri ancora modesta rispetto alle intenzioni governative tante volte formulate( su 2.267 stranieri transitati nei Cpr al 20 giungo scorso, solo 1.022, il 45% , sono stati effettivamente rimpatriati).Vedremo se la situazione si modificherà con le “novità” accennate.

 

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