di Paolo Pagliaro
(24 luglio 2020) In questi giorni si moltiplicano gli appelli alla libertà di licenziamento. E ogni giorno è sempre più evidente la dimensione del terremoto sociale che potrebbe attenderci in autunno. Toffoletto De Luca Tamajo, noto studio legale specializzato in consulenza e diritto del lavoro per le imprese, ha diffuso ieri un’analisi comparativa a livello globale sul licenziamento per motivi economici. Il principale dato che emerge dallo studio è che, nell’assoluta maggioranza degli ordinamenti, il datore di lavoro può procedere al licenziamento quando, per ragioni economiche, nell’ambito dell’organizzazione aziendale il costo delle risorse umane risulti troppo alto. In merito alle modalità del licenziamento, nella maggior parte dei paesi - sottolineano Toffoletto De Luca Tamajo, che intercettano lo spirito del tempo - non è prevista alcuna particolare procedura di consultazione sindacale.
A favore della libertà di licenziamento e della libertà d’impresa, è intervenuta anche la Fondazione dei consulenti del lavoro. Questi ultimi ritengono che la proroga fino al 17 agosto del divieto dei licenziamenti per ragioni economiche, “comprime in maniera irragionevole il diritto di iniziativa economica e realizza un indebito trasferimento sui privati degli oneri di solidarietà sociale, che devono incombere sullo Stato”.
Con la manovra estiva in corso di definizione, il governo sembra deciso a non tener conto di queste esortazioni. I licenziamenti resteranno bloccati sino alla fine dell’anno, con un prolungamento della cassa integrazione tutta a carico dello Stato. Alle aziende verrà concesso di prorogare i contratti a termine senza causale, derogando da quel “decreto dignità” oggi diventato anacronistico. Chi assumerà, nel 2020 non pagherà contributi. Sul tema dei licenziamenti si scriverà dunque un altro capitolo, forse il più importante, di quel conflitto di classe che il coronavirus ha reso palese.
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