di Paolo Pagliaro
(17 settembre 2020) Domani a Bologna entra nel vivo il festival delle insolvenze. Non sono molti i paesi disposti a sdrammatizzare la questione del debito trasformandola in una kermesse, certo non quelli in cui "debito" si dice Schuld esattamente come "colpa". Ma il problema riguarda un po’ tutti. In Cina le insolvenze sul debito delle società – che vale il 160% del Pil - hanno raggiunto il massimo storico, Negli Stati Uniti i numeri sono meno drammatici solo grazie alla chiusura dei tribunali fallimentari a causa del lockdown. Ma le previsioni per i prossimi mesi, quando sarà finito l’ottimismo legato alla campagna per la rielezione di Trump, sono cupe. Anche in Germania il numero delle cosiddette imprese zombie ha superato la soglia del mezzo milione, quasi un sesto del totale, e i giornali si aspettano per l’autunno un’ondata di fallimenti. In Italia le insolvenze aziendali sono previste in crescita del 20%, mentre nessuno azzarda ipotesi sulla sorte delle risorse pubbliche messe a garanzia dei finanziamenti a imprese e professionisti.
Tra i dibattiti in programma all’Insolvenzfest di Bologna ce n’è uno dal titolo particolarmente efficace: “Arrivano i soldi”. Ancora più esplicito è il sottotitolo: “I nuovi indebitamenti pubblici nelle economie dell'evasione fiscale”. A Sergio Rizzo il magistrato Fabio Di Vizio, specializzato in reati finanziari, spiegherà come si può garantire che gli aiuti per la ripartenza, i 209 miliardi in arrivo dall’Europa, siano assegnati con criteri trasparenti e non finiscano alla criminalità o ai soliti noti.