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Dal Pil al Bil: come misurare
la qualità sociale del Paese

Dal Pil al Bil: come misurare <br> la qualità sociale del Paese

di Giulio Marcon

Il prossimo 14 settembre a Napoli verrà presentato il Rapporto sul Benessere Interno Lordo (BIL): frutto di un progetto promosso dall’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, in collaborazione con la Campagna Sbilanciamoci!, che ha visto per un anno la partecipazione di economisti, statistici, esponenti delle associazioni e della società civile.
La novità del BIL rispetto alle iniziative promosse fino ad oggi sugli indicatori “alternativi”, sociali e ambientali (tra tutti quelli del BES – Benessere Equo e sostenibile, realizzato dall’ISTAT) è di offrire – utilizzando le metodologie esistenti – un indicatore sintetico, come lo è il PIL, per misurare la qualità sociale e ambientale del paese.
Si tratta di una novità importante. Il successo del PIL è la sua semplicità e la sua riducibilità ad un “numero”. L’idea del BIL è di seguire una strada analoga, quella della semplicità e della sintesi, offrendo una chiave di lettura altrettanto chiara e comprensibile, naturalmente offrendo nel contempo gli strumenti per comprendere come stia andando il paese nei diversi ambiti: l’ambiente, i diritti sociali e civili, la parità di genere, i servizi, ecc.
Ora, il problema è non semplicemente di carattere scientifico, accademico, ecc., ma politico, come si sarebbe detto una volta. Per orientare e decidere le politiche pubbliche, bisogna farsi guidare non solo da astratti indicatori macroeconomici (la crescita di per sè significa poco), ma anche da concreti indicatori di benessere sociale e ambientale, di sostenibilità. Gli indicatori servono non solo e non tanto per dare risposta a quesiti scientifici e metodologici, ma per orientare le politiche pubbliche.
Nel 2016 sono stati inseriti nella riforma della legge di bilancio gli indicatori di benessere, ma il loro utilizzo è ancora parziale e poco efficace. Così come esistono dei vincoli – a livello europeo, nazionale e locale – per gli indicatori macroeconomici (come nei patti di stabilità europei e locali, e non solo in quelli), dovrebbero esistere dei vincoli stringenti ,e non solo indicativi o programmatici (che prevedano conseguenze in mancato di non raggiungimento), anche per gli indicatori di benessere sociale ed ambientale: ad esempio, la percentuale minima di donne nel mercato del lavoro, la riduzione della dispersione scolastica, la riduzione delle emissioni di CO2, eccetera. 
Il 14 settembre ne discuteremo con tanti importanti ospiti: tra gli altri Chiara Saraceno, Pierluigi Stefanini, Linda Laura Sabbadini, Mario Pianta, Filomena Maggino, Giuseppe Pisauro, Mauro Gallegati, Francesco Boccia, Edoardo Zanchini, Alessandro Sapio, Adriano Giannola, Anna Lisa Mandorino. L’obiettivo è quello di leggere in modo diverso la realtà che c’è intorno e soprattutto cambiare le politiche, costruire un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, la qualità sociale, i diritti.
(da sbilanciamoci.info)

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