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direttore Paolo Pagliaro

Meglio i candidati
che i loro partiti 

di Paolo Pagliaro

L’astensionismo è stato tra i grandi protagonisti del voto di domenica. A Roma, Milano, Napoli e Torino, dunque nelle quattro più grandi città italiane, il 52% degli aventi diritto è rimasto a casa. L’affluenza, dal 2016 ad oggi, si è ridotta dal 56 al 48%. 
Un’altra tendenza emersa progressivamente negli ultimi anni e confermatasi ieri è la prevalenza del candidato rispetto al partito che lo sostiene. Ad incidere sul voto di 6 elettori su 10, secondo l’analisi dell’Istituto Demopolis, è stata soprattutto l’immagine e la credibilità di chi si proponeva come sindaco. Appena il 14% ha votato in base alla propria appartenenza di partito.
Milano e Napoli sono due casi emblematici. A Milano il sindaco uscente Giuseppe Sala è stato riconfermato con quasi 280 mila voti. L’analisi dei flussi elettorali condotta da Demopolis rivela che 73 elettori odierni su 100 lo avevano già scelto cinque anni fa; ma 16 allora avevano votato per il candidato del Centro Destra Parisi, 6 per quello del M5S. 
Anche a Napoli il vincitore – l’ex ministro Manfredi, candidato del Centro Sinistra e del Movimento 5 Stelle – ha pescato un po’ ovunque: si è preso metà dei voti che furono di De Magistris, il resto gli è venuto da chi nel 2016 aveva votato Pd e 5 Stelle, una quota signficativa, il 9%, è venuta da ex elettori del centrodestra. Pur con la prevista vittoria in Calabria ed in attesa dei ballottaggi a Roma, Torino e in altre decine di comuni italiani, il risultato del primo turno è stato assai deludente per il Centro Destra. Le ragioni, secondo gli elettori di quell’area, sono la scelta tardiva di candidati civici poco noti, la scarsa affluenza in assenza di motivazioni forti, la competizione tra Meloni e Salvini. Il risultato è che che nelle 4 metropoli il Centro Sinistra passa da 756 a 856 mila voti, dunque con un incremento in 5 anni di 100 mila elettori.

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