La Brexit? “Non è ancora finita” dice Massimo Ungaro, deputato di Italia Viva eletto nella Circoscrizione Estero, proveniente proprio dalla Gran Bretagna. “Forse è finita sui giornali, ma le conseguenze per i cittadini ci sono ancora, e forse si vedranno ancora meglio solo tra qualche anno”. I cittadini italiani che sono rimasti a vivere nel Regno Unito dal 2016 (anno del famigerato referendum) in poi si trovano in una specie di limbo giuridico ed esistenziale, e proprio “In Limbo. Brexit Testimonies from Eu Citizens in the UK” si chiama il volume di Elena Remigi, presentato il 7 ottobre alla Camera: un libro che raccoglie le esperienze critiche, disperate, talvolta paradossali di chi, magari dopo una vita spesa in Inghilterra da comunitario, si è ritrovato improvvisamente straniero a casa sua. “Medici, camionisti, persone malate che improvvisamente perdono il diritto all’assistenza sanitaria: sono loro i figli del divorzio” spiega l’autrice. Ma anche semplicemente persone che hanno preferito trascorrere il picco della pandemia in Italia, e che oggi rischiano di non vedersi più riconosciuto il ‘settled status’ avendo perso la continuità di residenza di 5 anni richiesta dalla legge.
Ma è lo stesso settled status, spiega Remigi, e con lei Anna Cambiaggi di Famiglie unite in Uk e Dimitri Scarlato di 3Million, associazioni che si occupano di assistere famiglie e persone messe in difficoltà dal limbo della Brexit, a creare problemi, “legati alla mancanza di un documento fisico, a un accesso non automatico, a un sistema sperimentale che non sempre funziona per il meglio: ci sono vite legate a un codice da comunicare telematicamente per accedere a ogni tipo di servizio, e che in molti casi non funziona”. Senza contare che sono in molti a non averlo richiesto entro la scadenza ufficiale dello scorso 30 giugno “semplicemente perché non lo sapevano”. Insomma, è l’appello di Ungaro e Remigi “bisogna continuare a tenere alta l’attenzione sui nostri problemi, e riscoprire la bellezza di essere cittadini europei che godono della libera circolazione”. Magari impegnando le istituzioni a lavorare per migliorare le condizioni di vita dei nostri expats: “La mia risoluzione per un accordo bilaterale con la Gran Bretagna per permettere di votare alle amministrative giace in commissione – sottolinea Ungaro – Eppure Spagna e Inghilterra un accordo analogo lo hanno già stipulato”. (sis – 8 ott)