di Paolo Pagliaro
Natalìa Aspesi, tra i numeri uno del nostro giornalismo, racconta oggi su Repubblica di alcune recenti esperienze vissute sui social, che lei descrive come luoghi di lamento e di invettiva, mari di infelicità dove chiunque twitta vuole solo fare stragi sia di sconosciuti che di potenti, non certo provare a dialogare. In rete ci sono milioni di cittadini, virologi, maestre, registi, pensionati, escort, ingegneri e bidelli che – nota sorridendo Aspesi - saprebbero come far funzionare il paese, ma sono molto arrabbiati perché nessuno dà loro retta.
Uno a cui invece tutti danno retta, sui social proprio non ci sta. Si tratta di Mario Draghi, che non ha un profilo su Tik Tok, non annuncia i decreti in diretta su Facebook, comunica tramite i canali di palazzo Chigi e non va a caccia di like cavalcando le emozioni del momento. Non abbiamo nemmeno idea se sappia o meno cos’è un meme, scrive Wired che oggi si chiede se dopo un anno di governo abbia senso per Mario Draghi stare ancora lontano dai social network.
A giudicare dai sondaggi, che gli confermano la fiducia di 6 italiani su 10, il presidente non paga in termini di consenso questa lontananza dal web. E pazienza se il web si vendica, visto che solo il 35% dei post pubblicati su Draghi nell’ultimo anno sono positivi. Pecora nera nel grande pascolo della comunicazione politica, Draghi pensa, un po’ come Aspesi, che la realtà stia fuori dalla rete. Stia offline.