di Paolo Pagliaro
Quando entreranno in vigore le modifiche al cosiddetto Milleproroghe, dunque i primi di marzo, tornerà a duemila euro il limite per i pagamenti in contanti, oggi fissato a mille euro.
In vent’anni – da quando è stato introdotta la moneta unica – il tetto al contante è cambiato una dozzina di volte. Il primo gennaio 2002 la soglia per i pagamenti cash era di 10.329 euro, il 28 dicembre passò a 12.500. E così rimase fino al 30 aprile 2008, quando fu portata 5 mila euro per poi risalire a 12.500 un paio di mesi dopo. Il tetto tornò a 5 mila euro nel maggio 2010, scese a 2.500 nell’agosto 2011, precipitò a mille euro alla fine di quell’anno, risalì a 3 mila euro nel 2016, ridiscese a duemila nel 2020, tornò a mille due mesi fa e risalirà a 2 mila tra pochi giorni.
Questo a proposito di certezza del diritto.
Dietro ogni oscillazione del limite al contante c’è come sappiamo uno scontro politico. Magari non sarà vero, come spiega oggi Francesco Merlo , che la carta di credito è di sinistra e le banconote sono di destra, ma è certo che fanno parte del repertorio populista frasi del tipo “ognuno è libero di pagare come vuole e quanto vuole”, risuonate anche in questi giorni.
Il blitz con cui il Parlamento, con i voti di Lega e Forza Italia, ha smentito il governo sul tema del contante rischia di causarci più di un problema con i nostri finanziatori europei, visto che l’abbassamento dei limiti legali per i pagamenti cash è previsto dal piano di ripresa e fa parte delle politiche di contrasto all'evasione fiscale.