di Paolo Pagliaro
(22 febbraio 2022) Chi potrà dire per primo che la pandemia è finita incontrerà il favore del pubblico, che dopo due anni da incubo ha urgente bisogno di buone notizie e promette riconoscenza a chi gliele porta. E’ dunque cominciata la corsa a fissare la data per l’uscita dall’emergenza e la conseguente abolizione di green pass, mascherine, tamponi e vaccini. Come sempre, Meloni e Salvini sono i più svelti, lasciando agli altri l’onere della prudenza.
E’ bene però sapere che la fine della pandemia non sarà annunciata in televisione, come ammoniva tempo fa il British Medical Journal. Gli autori intendevano dire che non esistono dei parametri per decretare in maniera oggettiva che l’allarme è cessato. E neppure dovremo attenderci che lo faccia l’Organizzazione mondiale della Sanità, che pure della pandemia aveva annunciato l’inizio.
Negli ultimi 130 anni le pandemie respiratorie sono sempre state caratterizzate da ondate stagionali annuali. L’ultima grande pandemia in ordine di tempo, quella di Spagnola, è avvenuta su tre/quattro ondate: dal 1918 al 1920. Ma anche quella di “influenza asiatica” , dal 1957 al 1959, si è conclusa senza che fosse possibile annunciare lo scampato pericolo.
La tesi degli autori è che la pandemia non finisce quando finisce la malattia, ma quando tra il pubblico e sui media essa cessa di essere degna di nota. La fine di Covid-19 sarà dunque graduale e naturale, e avverrà quando cambieremo canale e decideremo che altre questioni sono più importanti.
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