di Paolo Pagliaro
Parlando oggi al Senato, Draghi ha ricordato che sono già 6.000 le persone arrestate in Russia per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina, 2.700 solo nella giornata di domenica. Draghi ha detto di ammirare il coraggio di chi prende parte alle manifestazioni e ha aggiunto che il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra.
Difficilmente accadrà, ma è chiaro che l’opinione pubblica russa è tra i protagonisti del conflitto, un attore per ora silenzioso ma che col passare dei giorni potrebbe rivelarsi decisivo.
Non ci sarà indifferenza di fronte alle sanzioni che non solo stanno mettendo in ginocchio l’economia impedendo di far circolare il denaro, ma hanno pesanti riflessi anche sui consumi culturali, gli spettacoli, il tempo libero. Nelle ultime ore hanno rotto i ponti con la Russia colossi del calibro di Disney, Sony, Warner, che ha deciso di cancellare l’uscita del suo Batman.
Si è ritirata dalla Russia anche Netflix, che proprio oggi avrebbe dovuto esordire su una ventina di nuovi canali televisivi. Hanno interrotto le consegne General Motors e Harley Davidson. E chi a Mosca o a San Pietroburgo volesse comprare qualcosa utilizzando una Visa o una Mastercard non potrebbe più farlo perché le carte sono state scollegate dai circuiti bancari.
Resta da vedere se le sanzioni serviranno a incrinare il rapporto tra il popolo e l’avventuriero che lo guida o se invece saranno nuova benzina sul fuoco del nazionalismo russo.