di Paolo Pagliaro
La ricerca e la collaborazione scientifica stanno pagando un prezzo alto alla guerra, con ricadute anche in Italia. L’agenzia spaziale europea e quella russa hanno annunciato uno stop al programma di esplorazione di Marte , che prevedeva per il prossimo settembre il lancio di un rover incaricato delle trivellazioni e analisi delle rocce. La missione, che si chiama ExoMars , ha nell’Italia il paese leader oltre che il principale finanziatore.
C’è molta Italia, a cominciare dall’astronauta e futuro comandante Samantha Cristoforetti, anche nella Stazione spaziale internazionale, dove la collaborazione tra russi e americani dura da oltre 21 anni e ha resistito alle tempeste geopolitiche del passato, Ma alcuni osservatori ora ritengono che l'invasione dell'Ucraina possa porre fine a questa convivenza.
Con la federazione Russa l’Italia ha firmato pochi mesi fa un impegnativo programma di cooperazione scientifica e tecnologica. Ci sono progetti congiunti in diversi settori, dalla chimica alla fisica, dalle scienze della vita alle tecnologie aerospaziali. I progetti coinvolgono, oltra al Cnr, anche le università di Torino, Padova e Roma.
Uno dei più prestigiosi enti di ricerca, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha diffuso una nota in cui, dopo aver condannato l’aggressione di Putin, apre le porte agli scienziati ucraini costretti ad abbandonare i loro laboratori. Ma esprime anche profonda amarezza per la condizione dei ricercatori russi e dei loro concittadini che subiscono le tragiche scelte del loro Governo. La nota ricorda che “la scienza è per sua natura luogo di libertà e terreno di dialogo e collaborazione tra le persone e tra i popoli”. Questo canale - è il sottotesto – deve essere tenuto aperto anche in tempo di guerra e in assenza di pubbliche abiure, più facili a Roma che a Mosca.