di Paolo Pagliaro
A Mosca Alexander Novak, ministro dell’energia , ha lanciato un avvertimento sulle "conseguenze catastrofiche" che colpirebbero il mondo se l'Occidente ricorresse all'embargo sul petrolio e sul gas russi. Novak ha detto che i prezzi del petrolio potrebbero volare fino a 300 dollari al barile, valore più che doppio rispetto a quello attuale.
Si conferma così, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’urgenza per l’Italia di ridurre la dipendenza energetica da Mosca. I modi per farlo sono tre: rivolgersi ad altri fornitori, sviluppare produzioni alternative, a cominciare dalle rinnovabili; diminuire i consumi. Si tratta di accelerare le iniziative già previste dal piano di transizione energetica e di aggiungerne di nuove.
Oggi l’approvvigionamento di gas russo costa all’Italia circa 30 miliardi l’anno. Secondo un'analisi di Ecco, think tank i ndipendente per il clima, il contenimento dei consumi e il rilancio delle fonti rinnovabili permetterebbero all'Italia di ridurre del 50% entro il prossimo inverno i volumi di gas importato dalla Russia.
Molte delle proposte riguardano le nostre abitudini quotidiane. Poiché il 40% del gas naturale viene impiegato per uso domestico, la riduzione di uno o due gradi di riscaldamento consentirebbe un risparmio significativo.. Un ulteriore vantaggio verrebbe dalla sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore. Si tratta poi di mettere in pratica i venti grandi e piccoli suggerimenti di Enea per ridurre gli sprechi nel settore elettrico, che assorbe un altro 35% del gas importato. Dicono gli analisti di Ecco che la promozione della cultura del risparmio deve avere la precedenza su tutto. E’ quello che realisticamente possiamo fare in un contesto che vede il mercato dell’energia intrecciarsi con quello delle armi.