di Paolo Pagliaro
Parlando di lavoro, l’equivalente dell’uomo che morde il cane è la notizia che Just Eat, piattaforma per la consegna di cibo a domicilio, intende assumere 4 mila riders a tempo indeterminato. In Italia, quest’anno. Per i ciclofattorini è prevista anche la possibilità di fare carriera.
Un’impresa consapevole delle proprie responsabilità sociali e un sindacato tenace fanno dunque da apripista in un settore, l’economia dei lavoretti, dove i profitti sono di solito inversamente proporzionali al lavoro che viene creato.
Riccardo Staglianò, il giornalista documentato e brillante che da anni racconta splendori e soprattutto miserie della gig economy, pubblica in questi giorni per Einaudi un libro (“Gigacapitalisti”) in cui si dimostra, con una grande quantità di dati, come i nuovi padroni del mondo si stiano esageratamente arricchendo sulla base del principio, molto apprezzato dalle Borse, che i dipendenti sono una zavorra. E così oggi Apple, la prima ad aver tagliato il traguardo dei mille miliardi di dollari di capitalizzazione, non figura nemmeno nella lista dei primi 50 datori di lavoro. Una volta non era cosí. La General Motors aveva sei volte tanti dipendenti per una capitalizzazione di borsa sei volte inferiore.
I nuovi padroni – Bezos, Musk, Zuckerberg– sono i Gigacapitaisti le cui gesta sono narrate da Staglianò. Ci sono anche dettagli raccapriccianti, come il progetto a cui stanno lavorando i 100 neuroscienziati ingaggiati da Elon Musk. Studiano elettrodi da impiantare nel cervello attraverso una chirurgia robotica con lo scopo di favorire la simbiosi con i computer. Musk dice che ci permetteranno di comandare meglio le macchine, ma c’è chi teme che ci renderanno, invece, comandabili.