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direttore Paolo Pagliaro

C’era la soluzione
sudtirolese

di Paolo Pagliaro

Sono annunciati grandi festeggiamenti a Bolzano per la promozione della squadra di calcio in serie B. La squadra si chiama Südtirol, ma nessuno si offende se i cronisti dei giornali nazionali la chiamano pigramente Alto Adige. D’altra parte il bilinguismo è uno dei pilastri su cui si fonda quel particolare regime autunomistico che da decenni garantisce al Trentino Alto Adige i primi posti nelle classifiche sulla qualità della vita.
Bolzano ospita spesso delegazioni che da tutto il mondo vengono a studiare come funziona l’autonomia, quel marchingegno istituzionale che grazie alla lungimarnza di poitici come Silvius Magnago e Aldo Moro ha posto fine a una lunga stagione di violenze.
Sono frequenti, in particolare, i contatti con politici e intellettuali israeliani – ebrei e arabi – che a Bolzano e Trento cercano possibili soluzioni al problema della convivenza tra i due popoli dello Stato ebraico.
Negli anni scorsi molti, a cominciare dall’ex ministro degli Esteri Gentiloni, hanno proposto una terapia di tipo altoatesino anche per il Donbass, così da garantire con l’integrità territoriale dell’Ucraina anche i diritti delle minoranze russofone. Non se ne è fatto niente e non poteva essere diversamente se per il solo fatto di essere atterrato a Mosca invece che a Kiev, il presidente della provincia di Bolzano, Durnwalder, invitato a illustrare i vantaggi della proposta, fu dichiarato persona non grata in Ucraina. Oggi Renzi, Vattani e altri tornano a parlare di soluzione sudtirolese per il conflitto nell’est Europa, ma il tempo a disposizione sembra ormai scaduto.

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