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direttore Paolo Pagliaro

L’economia circolare
dei diritti umani

L’economia circolare <br> dei diritti umani

di Paolo Pagliaro

Si chiama Vasyl Maksymenko, è ucraino e comanda la nave mercantile che il 30 marzo ha salvato 32 migranti dal naufragio e dalla morte nelle acque internazionali al largo della Libia. Lo aveva fatto altre volte, in passato.
In questi giorni a Odessa, un’altra nave, la Open Arms, normalmente  utilizzata per soccorre i naufraghi, , dopo una lunga navigazione attraverso il Mediterraneo, l’Egeo e il Mar Nero,  ha sbarcato 24 tonnellate di cibo destinato alla popolazione civile  che resiste agli attacchi russi. La ong che gestisce Open Arms   ha anche aperto una sede a Varsavia  e da lì ha organizzato alcuni voli che finora hanno consentito di mettere in salvo a Roma, Bacellona e Madrid circa 1.200 rifugiati ucraini,  per lo più anziani e donne con bambini piccoli.
Nell’economia circolare dei diritti umani, le parti talvolta si scambiano e si confondono. Il capitano ucraino salva i naufraghi africani, e la ong che normalmente si occupa di questi ultimi prende a bordo i profughi ucraini,
E’ un incrocio significativo nel momento in cui in sembra irresistibile la tentazione di classificare i rifugiati secondo il loro valore geopolitico.  ll New York Times ha dedicato un reportage ai diversi destini di Albagir, giovane del Sudan di 22 anni, e Katya, 21 anni, originaria di Odessa.  Entrambi volevano fuggire dall’Ucraina attraversando la Polonia ma il primo non ce l’ha mai fatta. Un rischio di discriminazione che si corre anche in Italia e che spinge l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione a chiedere che la protezione temporanea sia estesa a quelle migliaia di persone in fuga dall’Ucraina pur non essendo nate in quel Paese.   

(© 9Colonne - citare la fonte)