di Paolo Pagliaro
Il Forum di Davos, che si è aperto oggi, è stato per molti anni il gran gala della globalizzazione, con i potenti del mondo riuniti nella cittadina svizzera per celebrare i successi del libero commercio, dell’efficienza finanziaria, di un’ economia e di una società sempre più aperte e uniformi.
Dopo due anni di pandemia e soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina, di quel mondo e di quell’ideologia sembra non esserci più traccia. Sono cambiate tutte le mappe. Nel 2021, come in altre edizioni, uno degli ospiti d’onore fu Vladimir Putin. Quest’anno non è stato ovviamente invitato. Non ci sono nemmeno i miliardari e gli imprenditori russi che a Davos erano ricercatissimi, non solo per questioni di affari ma perché organizzavano le feste più stravaganti ed esclusive. E’ ridotta al minimo anche la delegazione cinese. L’anno scorso, nell’edizione in streaming, la star fu Xi Jinping, che quest’anno non ha accolto l’invito.
Qualche buona abitudine è però rimasta. Come tutti gli anni, in occasione del Forum di Davos, Oxfam ha presentato il suo rapporto sulle disuguaglianze globali. Così ora sappiamo che durante la pandemia la ricchezza dei miliardari ha raggiunto il 14% del Pil mondiale Era il 4,4% vent’anni fa. Dal 2020 a oggi la ricchezza delle grandi imprese nel settore energetico e in quello alimentare è cresciuta di un miliardo di dollari ogni due giorni. Sono i famosi extraprofitti, che il governo italiano ha deciso di tassare incontrando più critiche che consensi, come sempre quando nel paese degli evasori qualcuno pensa di utilizzare le imposte per ridurre le disuguaglianze.